IL TEMPO (A. AUSTINI) - Tanti nodi cruciali da sciogliere e un prezioso giorno in più da sfruttare nell’anno bisestile. Il 2016 della Roma si annuncia ricco di contenuti, a tutti i livelli. Dal destino di Garcia, che sembra segnato ma nel calcio non si sa mai, alla voglia di Totti di continuare a giocare, rinnovo di contratto permettendo, al futuro dei dirigenti di Trigoria fino all’obiettivo di Pallotta di posare la prima pietra del nuovo stadio a Tor di Valle.
Impianto di proprietà a parte, per il resto tutto o quasi passa attraverso i risultati della squadra. A cominciare dalla panchina di Garcia, quasi saltata alla fine del 2015 e tuttora traballante. La Roma ha deciso di andare avanti con il francese dopo lunghe riflessioni e vorrebbe farlo fino al termine della stagione, rinviando il cambio della guida tecnica all’estate, quando le carte pescabili nel mazzo saranno molte più di quelle a disposizione adesso. Detto che un nuovo tonfo potrebbe costringere la società all’esonero anticipato, intanto sono partite le manovre per l’allenatore del futuro. Cinque nomi appaiono più vicini, per motivi diversi, ai gusti dei dirigenti romanisti: Conte, che ha iniziato a raccogliere le proposte attraverso intermediari, lo svincolato Bielsa, Emery del Siviglia, Schmidt del Bayer Leverkusen e Pochettino del Tottenham.
Ma chi sceglierà il nuovo tecnico? La risposta sarebbe automatica se Sabatini non avesse, come ha fatto a più riprese in passato, sollevato dei dubbi sulla sua permanenza. «Se affonda Garcia affondiamo tutti» la frase non casuale del diesse, pronto a farsi da parte qualora la stagione si rivelasse fallimentare, anche se in cuor suo considererà davvero «finita» la sua missione quando la Roma tornerà finalmente a vincere un trofeo. Provato dalle critiche, deluso dall’incapacità di modificare tante dinamiche cristallizzate dentro Trigoria, Sabatini resta comunque padrone del suo destino: il contratto gli scade nel 2017 e Pallotta non intende perdere l’uomo capace di creare flussi di cassa continui con le compravendite (e le plusvalenze) sul mercato.
Termina invece a giugno il contratto di Baldissoni, ma visto il suo rapporto con il presidente non è quello il punto: Pallotta si fida al 100% di lui, tanto da dirottare il suo braccio destro Pannes sul progetto stadio (salvo nuovi aggiustamenti) per non creare sovrapposizioni tra i due dirigenti. Il dg, però, soffre più degli altri il distacco sempre più forte dei tifosi: vorrebbe che fosse riconosciuta l’innegabile crescita della Roma come azienda, mentre deve sbattere con gli umori che dipendono esclusivamente dai risultati non in linea con le aspettative create. «Se va via Baldissoni crolla la società» sussurra qualcuno dentro Trigoria, visto il suo ruolo chiave di raccordo con la proprietà e non solo. Al contrario non porterebbe chissà quali scossoni l’addio (possibile) di Zanzi, uomo immagine ben distante dal «cuore» di molte decisioni.
Il 2016 è anche l’anno che, da contratto, dovrebbe segnare la fine di Totti come calciatore. Il capitano ha deciso però di continuare almeno un’altra stagione e aspetta il nuovo contratto: se ne parlerà a tempo debito, con la voglia reciproca di non farlo diventare un rumoroso problema. Parola a Pallotta, ansioso di avviare i lavori per lo stadio di proprietà. Entro gennaio dovrebbe essere consegnato il dossier definitivo in Regione che avrà poi 6 mesi per l’approvazione. Dopo tante parole e scadenze non rispettate, è il momento dei fatti.