IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Altro che passeggiata. Era chiaro, sin dall’inizio, che quella a Bologna non sarebbe stata una gita fuori porta nel primo sabato invernale della stagione. E non solo perché il calcio italiano tornava a giocare dopo una settimana di terrore con la Francia «ferita» e mezza Europa ribaltata col fiato sospeso in attesa che qualcos’altro succeda (per la cronaca tra i romanisti tre francesi e un maliano).
Ma in realtà alla vigilia la preoccupazione «calcistica» giallorossa era concentrata sulle assenze pesanti di De Rossi, Salah e Gervinho, ma nessuno aveva considerato due fattori «esterni» deleteri: il maltempo e il flagello Rocchi. Ancora e sempre lui, tornato ad arbitrare la Roma dopo il disastro contro la Juve: oltre un anno dopo non cambia la sostanza. I meteorologi hanno «battezzato» Attila la perturbazione che da ieri sta lentamente avvolgendo la penisola, ma il vero «flagello di Dio» usa il fischietto ed è ancora una volta il peggiore in campo.
Rocchi sbaglia tutto, ancor prima di iniziare ha già commesso un errore grossolano: una partita regolare su un campo così, ridotto a un pantano in quasi la sua interezza, non si può giocare. Invece per lui, dopo i controlli di routine, è tutto normale: si parte. Il bilancio? Tre rigori concessi, uno «solare» non dato, cartellini di qua e di là, fischi al «contrario»: niente male per l’arbitro fiorentino. Ma la pochezza del direttore di gara non può essere alibi per una Roma che, ancora una volta, regala un tempo agli avversari e poi, una volta che era riuscita a riportare dalla sua parte la partita (troppa la differenza tecnica tra le due formazioni), non ha la capacità di chiuderla: a tre minuti dalla fine, dopo oltre ottanta di una battaglia da calcio saponato, quando stai vincendo per 2-1 in rimonta, non può permettere agli avversari di farti del male. La partita la devi chiudere lì. Invece, come fin troppo spesso accaduto quest’anno alla Roma, all’87esimo arriva puntuale l’episodio che butta nel cestino due punti e regala a Destro il primo momento di gloria della sua «tristissima» storia calcistica.
Forse sbaglia Garcia ad aspettare troppo con i cambi, o forse era già scritto nelle storia di questo pomeriggio assurdo, ma la Roma non può non interrogarsi sulla facilità con la quale gli attaccanti del Bologna, nonostante un campo a dir poco impraticabile, arrivavano a ridosso di Szczesny: troppi spazi, troppo alta la tensione nervosa che apre quei lunghi momenti di buio nei quali è chiaro che lì dietro può succedere di tutto. Una cosa che, continuiamo a dirlo, sta diventando purtroppo una caratteristica di questa squadra e una cosa sulla quale il tecnico dovrà continuare a lavorare. La Roma con questo punticino ha solo la consolazione di passare una notte in vetta con la consapevolezza che oggi, giocate le altre partite, non sarà più così. E martedì la aspetta un altro esame «pesante».