IL TEMPO (A. AUSTINI) - C’erano tutti. O quasi. Soci, manager, ex calciatori, amici, curiosi e pure qualche «nemico» più o meno dichiarato. Una presentazione in grande stile quella organizzata al Salone delle Fontane dell’Eur per celebrare la consegna del progetto definitivo del nuovo stadio della Roma. Sfilata all’ingresso di Jim Pallotta e Luca Parnasi, il tempo di arrivare sul palco e il presidente romanista si è slacciato l’inusuale cravatta, oltre 100 giornalisti accreditati, in platea riunito il mondo della finanza, della politica, dei salotti buoni. Un business americano illustrato rigorosamente in inglese in un’atmosfera molto «italiana», tra applausi, sguardi convinti e altri un po’ meno.
Stavolta non si è presentato il sindaco Marino: schivata così la polemica sul controllore che partecipa alla festa del «controllato» nel bel mezzo di una tempesta giudiziaria riguardante il Comune di Roma. Assente anche Zingaretti, che porta avanti il suo profilo basso sulla vicenda stadio aspettando di studiare le carte. Un affare dai numeri mastodontici, si parla di oltre un miliardo di euro. Ma chi li mette? Le banche, ovviamente. E allora Unicredit, che ha già prenotato una delle tre torri progettate da Liebskind, ha inviato l’avvocato Roberto Cappelli, mentre la banca d’affari Rothschild era rappresentata da Alessandro Daffina. Dall’entourage di Parnasi sono filtrati addirittura gli inviti ai «concorrenti» storici: in una fantomatica lista è finito anche il nome di Franco Caltagirone (editore del Messaggero) ma la notizia si è rivelata priva di fondamento. E sarebbe stato sorprendente il contrario. Presenti, invece, i fratelli Toti. C’era anche Lotito attraverso gli occhi e le orecchie di Beretta: il presidente della Lega di serie A non poteva mancare, anche se rappresenta il governo calcistico che Pallotta & Co. non riconoscono. Il grande alleato dell’opposizione, lo juventino Agnelli, ha invece scritto un telegramma al collega giallorosso: «Jim, un grande in bocca al lupo! Un progetto ambizioso che arricchirà non solo la Roma ma tutto il calcio italiano. Non vedo l'ora che la Juve possa espugnarlo!». Agnelli sta dalla parte della Roma perché la considera l’unica in Lega con le idee giuste sul futuro. E, come Pallotta, è convinto che una concorrenza più forte possa aiutare tutto il sistema. «Mi congratulo con loro, hanno fatto una bella stagione» la dolce replica del bostoniano alla Juve, aspettando di darsele di nuovo sul campo.
Nel nuovo stadio non riuscirà a giocarci Totti, che ha voluto comunque inviare i suoi auguri («Sarà il nostro Colosseo») insieme ai compagni De Rossi, Nainggolan, Castan e Strootman. Garcia spera di conservare la panchina fino a quando la nuova «casa» verrà inaugurata: «Diventerà il nostro giardino dove conquisteremo titoli». Malagò punta invece a farci crescere sopra dei fiori olimpici. «Un progetto importante in vista della candidatura di Roma 2024» scrive il presidente del Coni da Baku. Tanti sogni (e soldi) in uno stadio.