GASPORT (L. FRACESCHINI) - L’indistruttibile fede di Daniele Verde, in fin dei conti, fa la differenza. «Gesù ti amo», ha scritto sulla maglia che porta sotto la casacca ufficiale un calciatore di quasi 19 anni, che sogna di regalare una vita migliore al papà disoccupato e alla mamma «che fa le pulizie». Una partita di pallone, seppur all’Olimpico, sotto gli occhi di 5000 tifosi, non può essere un problema per Verde, che rischia e in 70 minuti incappa in troppi errori, nati da giocate al limite dell’arroganza. Ma il ragazzo, oltre a credere in Dio, conta sui suoi mezzi.
CREDERCI - Poi il fantasista napoletano nelle grazie di Garcia fa la scelta più semplice, al 71’, mettendo in mostra il marchio di fabbrica: quel dribbling a rientrare verso il sinistro già visto anche in Serie A. Germoni, saltato di netto, lo stende. È rigore. Si presenta sul dischetto e centra Guerrieri, ma intuisce la traiettoria della respinta e ribadisce in rete, di destro. Esulta Verde, sbracciando con furia agonistica verso la curva Sud. Non può esimersi dalla corsa a braccia aperte verso i suoi tifosi, l’occasione è di quelle imperdibili: «Vedere la Sud esplodere è un’emozione unica – ammette, prima di volare in aeroporto in direzione Milano, dove stasera sarà in panchina a San Siro –, anche in Primavera». Ripenserà certamente a quel penalty rivedibile, tradotto in gol perché non è mancata la fede mista alla ferma volontà di cancellare 70’ di insofferenza.
DNA - Dalle sue parti, in Campania, hanno un nome preciso per l’attitudine di Verde, comunemente detta «cazzimma». Alberto De Rossi lo chiama dna, ma poco cambia: «Ci sta che Daniele provi certi colpi, sono nelle sue corde. Non può essere un caso che il ragazzo abbia già fatto qualche presenza in Serie A». Esattamente una settimana, poi si tornerà all’Olimpico: «Dobbiamo dimenticarci di avere un gol di vantaggio – dice De Rossi –: vincere ci garantirebbe la coppa. E se arrivasse, vorrei dedicarla alla prima squadra».