IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Di riparazione, in passato, era il mercato d’autunno. Oggi è quello d’inverno. Lo slittamento nel bel mezzo della stagione aiuta: c’è più tempo per riflettere sulle necessità evidenti e intervenire nei ruoli scoperti. Anche la Roma dovrà approfittarne. Per aggiustare l’organico. Non potrà restare a guardare le altre, come avrebbe sperato cinque mesi fa. Interventi, dunque, non previsti e oggi essenziali per correggere le operazioni fatte, in entrata e in uscita, la scorsa estate, quando sono state trattati con troppa enfasi certi acquisti e celebrate con eccessiva esaltazione alcune partenze. Sbagliare è umano. Sia per chi è chiamato a individuare, all’interno, i rinforzi sia chi, da fuori, si è affannato a battezzarli subito campioni. Perseverare sarebbe deleterio. La corsa scudetto, con la Juve a + 5, dipenderà dagli investimenti del momento. Perché questo gruppo non è solo incompleto. Ora è pure debilitato. Andate a leggere gli assenti di ieri, compresi i nazionali Keita e Gervinho. Sta per finire la terza settimana della finestra di gennaio e mancano 11 giorni alla chiusura delle negoziazioni (lunedì 2 febbraio). Il club giallorosso si prepara a fare 2 colpi. Ne servirebbero, però, il doppio.
Urgenze e rifiniture - Sabatini è costretto a sistemare due reparti. Innanzitutto l’attacco: Gervinho è lontano, Florenzi arretra da terzino destro (Maicon, frenato dal ginocchio, fatica a lavorare e quindi a giocare; Torosidis, dall’inizio della stagione, sta più infermeria che in campo) e Ljajic da qualche gara va in campo non al meglio. Ecco perché il ds prenderà l’esterno offensivo: Salah (o Konoplyanka) in prestito leggermente oneroso sta bene alla proprietà come al tecnico. L’altro innesto in difesa. Salutato Benatia, la Roma ha subito perso pure Castan. Passando dai due titolari del campionato scorso, la miglior coppia della serie A, ai tre nuovi Astori, Yanga Mbiwa e Manolas, è chiaro che Garcia ci abbia rimesso. E ha anche un uomo in meno in rosa (partiti pure Toloi e Romagnoli): De Rossi, sempre più difensore che centrocampista, era qui anche un anno fa. Da Chiriches a Munoz: nessuno dei due vale Castan o Benatia. Ma numericamente il centrale è d’obbligo. Oltre le due priorità, sarebbe il caso di fare altro. A cominciare dal centravanti da tenere in panchina: perché Borriello in un modo o nell’altro si prepara a uscire di scena e Destro resta in altalena (ha la testa a Milano e, pure se rimane qui, caratterialmente e tatticamente sembra fuori dal coro). L’altro investimento è scontato: il terzino. Oggi Darmian sarebbe l’ideale (come Santon cercato in precedenza), perché gioca su entrambi i lati. Domani Bruno Peres come sosia di Maicon.
Lacune annunciate - Ripartire dal via fa male. Perché alcune carenze erano chiare in partenza. All’appello mancano proprio due terzini. A sinistra sono stati accolti Emanuelson e Cole. Il primo, fuori pure dalla lista Champions, si allena già con l’Atalanta; l’altro, invece, è ormai panchinaro e non vuole ovviamente andarsene (ingaggio: 2 milioni e 400 mila euro). L’olandese non è stato nemmeno una scelta mirata: preso a contorno dell’affare Manolas su input del potente Raiola che è sempre meglio avere amico. L’inglese, scartato da Mourinho, è arrivato gratis: colpo a salve, però. A destra, con Maicon e Torosidis logorati dal mondiale, non si è presentato nessuno. Jedvaj, appena ceduto all’amico Voeller, è titolare con il Bayer Leverkusen e la plusvalenza non basta nemmeno a pagare mezzo ingaggio di Cole. Garcia, undici mesi fa, chiese Jackson Martinez. Con la stessa cifra (31 milioni) è stato ingaggiato Iturbe. Che, mistero oneroso fino a martedì sera, si è appena riacceso, segnando il terzo gol stagionale. Ma lì davanti, dove Destro è stato confermato in estate con poca convinzione di tutti (anche dell’interessato), manca qualcosa. E di pesante, nel senso di esperto. Perché Sanabria andrà a giocare, come Uçan. Priorità, per il presente, ancora ai senatori.