La Lazio sogna, Totti fa felice la Roma

12/01/2015 alle 08:15.
totti-bandiera-as-roma-esultanza

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Adesso sono le parole a sostituire le emozioni. Finisce il derby dell’Olimpico, inizia il dibattito sul risultato. Perché, se restano i 9 punti di distacco tra la seconda e la terza, è la classifica di entrambe a cambiare: la Roma perde terreno dalla e, in serata, finisce di nuovo a meno 3; la Lazio allunga sul , più 1, e resta in solitudine. Il pari dell’Olimpico genera comunque rimpianti. Il 2 a 2, con i giallorossi capacidirimontare 2reti ai biancocelesti, conferma l’equilibriodelduellodi altaclassificaeal tempostessoapreladiscussionesu quanto accaduto nei due tempi. Limitarsi, però, a indicare come colpevoli (prima) e Pioli (poi) sull’atteggiamento iniziale e in corsa delle due squadre o sulla formazione schierata in partenza e sulle sostituzioni fatte, seguendo il botta e risposta tra la terza e la seconda delcampionato,sarebbesuperficiale. Perché, per lo spettacolo e il pathos, la sfida dell’Olimpico è stata davvero entusiasmante e intrigante. Più dei dubbi su scelte e gaffe, rimangonole occasioni da rete, i gol, i protagonisti annunciati, gli errori dei portieri eanchedei lorocompagni. Al punteggio pensano il vecchio, il recordmanTotti, e il bambino, il talento Felipe Anderson. Che sia il capitano (38 anni) a rincorrere il brasiliano (21) rende il racconto del pomeriggio ancora più affascinante. E va pure oltre le scenografie romantiche delle due curve.

LATO A La Roma, lenta e distratta, fa cilecca nella prima parte. Tiri in porta: zero. Approccio (e non solo) che costerà il terzo pari casalingo di fila, mai successo con , dopo quelli con il Sassuolo e il Milan. Il fa acqua in tutti settori. a destra non tiene la posizione e fa perdere la sua aManolas. Astori al centro resta solo e fragile. Dietro solo Holebas non trema. si vede per l’inutile pressing nel sbilenco. si abbassa troppo e fa solo confusione. Non pervenuto il tridente: non si accende, entra già spento e galleggia a centrocampo. La Lazio, invece, dà il meglio. Si abbassa compatta, con il che si trasforma nel prudente 4-4-1-1 con Candreva e Felipe Anderson sulla linea di Biglia e Parolo e con Mauri e Djordjevic in pressione sulla linea arretrata giallorossa. Basta spinge più di Radu,anche perché a sinistra bastano e avanzano, a turno, Felipe Anderson e Candreva. Tanto lì non c’è mai. La differenza è nelle palle perse, conNainggolan primatista di quelle fatali. Anche gli altri non scherzano. Il gol di Mauri è il frutto dell’azione migliore della gara, dopoil regalo del belga. Splendida la pennellata lieve di Felipe Anderson e ottima la girata volante del capitano davanti a . Cheimiterà ,consegnado il 2 a 0 alla Lazio: tacco diMauri e sinistro di Felipe Anderson da fuori area: il giallorosso si distende con grave ritardo e fuori sincronia, prendendo le sue prime reti in un derby. Il brasiliano della Lazio è fin qui il man of the mach. Comparenegli ultimi 11 gol biancocelesti: 5 assist e 5 reti in 5 partite. Da quasi 31 anni (febbraio ’84) la Roma non si ritrovava sotto di due reti contro la Lazio dopo un tempo.

LATO B Il derby, dopo l’intervallo, diventa contro tutti. Il capitano festeggia con tanto di selfie sotto la Sud la prima doppietta stagionale (ultima, ottobre 2013, a San Siro contro l’Inter) e ritrova il gol all’Olimpico (digiuno che durava qui dal 2 aprile). In questo campionato aveva fatto centro solo su rigore (2) e, su azione, torna a segnare alla Lazio dopo quasi 10 anni (ottobre 2005). In mezzo alle sue 2 reti (sono 239), il palo di Mauri per il possibile 3 a 1. Ma le mosse di incidono nella ripresa. , dentro per , verticalizza con continuità e trascina i compagni all’assalto. Lo assiste Holebas, si fanno coinvolgere e Ljaijc, in campo per . La prima rete di , con dormita di Radu, intimidisce la Lazio. Che arretra. La seconda prodezza addirittura rischia di essere letale. Perché terrorizza purePioli. Che, dopo aver tardato a cambiare, fa uscire insieme Djordjevic e Felipe Anderson. Sul centravanti, spazio a Klose, niente da dire: il tedesco avrà nel finale anche la chance del successo, sventata da che almeno si fa perdonare. Ma togliere il ragazzino, dentro Onazi per tornare al , è sembrata più presunzione che altro. Ha voluto stupire e gli è andata bene. Perché la Roma, di questi tempi, fatica ad alzare il ritmo. Ecco solo il tiretto da fuori di davanti ai biancocelesti intimoriti. Si fa male De Vrij. Tocca a Cavanda, con Radu, il peggiore del pomeriggio, slittato al centro. chiede il cambio a proprio mentre sta partendo la standing ovation per . Si rivede . Anzi, nessuno lo vede.