CORSERA (G. PIACENTINI) - Sono passati diciotto mesi da quando si è seduto sulla panchina della Roma, pochi per dare sentenze definitive della sua esperienza, abbastanza per un primo bilancio. Di una cosa Rudi Garcia è però convinto: il calcio italiano, con i suoi (tanti) vizi e le sue (poche) virtù non lo ha cambiato. «Sono sempre lo stesso e mi fido del mio intuito».
Il boccone più amaro da mandare giù resta la gara del 5 ottobre scorso con la Juventus. «Perdere in quel modo è difficile da accettare, e forse non lo farò per tutta la vita, ma la verità appartiene al campo: quello dirà chi ha fatto meglio. Non ho un rammarico per i tre gol irregolari, è il sentimento di ingiustizia che è difficile da cancellare. Non credo alla sudditanza, piuttosto penso che gli arbitri vadano aiutati». Dopo quella gara disse che era sicuro che la Roma avrebbe vinto lo scudetto. «Un allenatore è anche un attore che deve comportarsi in un modo con i giocatori e in un altro con l’esterno. Era il momento giusto per dire quelle cose, ma io ci credo. Tutti noi vogliamo vincere dei titoli e costruire una squadra che abbia continuità anche in Europa, come vuole il presidente»».
La prima parte della stagione è stata positiva. «Abbiamo sempre dato prova di essere vivi, anche dopo le sconfitte più brutte. Le critiche non le ascolto: a Trigoria viviamo in una bolla, l’“ambiente” non esiste». Nel tritacarne sono finiti un po’ tutti, con De Rossi e Iturbe che hanno subito qualche critica di troppo. «Daniele è un grande giocatore e un grande uomo che ha avuto qualche difficoltà, noi però siamo una famiglia unita e io conto su di lui. Non ho mai allenato un centrocampista così completo: è fantastico. Manuel è stato sfortunato ma farà cose eccezionali».
A Pallotta non chiederà rinforzi a gennaio, anche se dopo la gara col Manchester City in Champions parlò di fatturato che fa la differenza. «Ogni anno devono arrivare calciatori più forti di quello precedente, ma anche il Psg e il City che hanno disponibilità illimitate non hanno vinto la Champions. È raro che il mercato invernale cambi le cose, per questo non ho chiesto nessuno: poi se partirà qualcuno, sarà rimpiazzato. Destro non si muoverà, a meno che non abbia cambiato idea durante le vacanze. Miglioreremo la rosa a fine stagione, con i calciatori che ho possiamo fare grandi cose».
Alcuni dicono che la sua prima Roma giocasse meglio. «Non sono d’accordo, a volte siamo stati meno brillanti ma la Champions toglie energia». Con molti giocatori si comporta da psicologo. «Penso che i sostituti di oggi saranno i titolari di domani, una parola in più o in meno può cambiare tante cose. I giovani? Penso al futuro del club, ma devo ottenere i risultati subito: con me Hazard non stava in panchina a 17 anni. A una Roma senza Totti non penso, vinciamo quest’anno e i prossimi per consentirgli di fermarsi come merita, quando lo vorrà».