Non è stato facile vincere a Marassi. La Roma ci è riuscita grazie alle intuizioni di Garcia e allo spirito di sacrificio dei suoi giocatori. Il tecnico francese ha fatto una scelta coraggiosa, mandando in campo una formazione senza centravanti. Fuori Totti, Destro e Borriello, con Gervinho a fare il guastatore su tutto il fronte d’attacco. Una scelta per non dare punti di riferimento ai difensori del Genoa. La Roma è tornata a giocare come sa e come non si vedeva da diverse settimane. Almeno per un’ora, perché poi ha sentito la fatica e ha concesso al Genoa, in inferiorità numerica, di crederci fino alla fine.
Il possesso palla è stato schiacciante in favore della squadra di Garcia: 66,6 per cento contro il 33,4 per cento del Genoa. Anche nella capacità di palleggio la Roma è stata superiore: 604 passaggi riusciti, contro i 295 del Genoa, più del doppio. La squadra giallorossa ha sfruttato molto le fasce, in particolare la destra, da dove è nata l’azione del rigore e quella del gol. Ma anche sul piano delle conclusioni la sua superiorità è stata evidente: 19 conclusioni di cui 6 nello specchio della porta per i giallorossi, solo 7 (e uno solo nello specchio della porta) per i rossoblù.
Sull' out di destra Maicon ha fatto la differenza, costringendo all'errore Perotti. E pensare che dalla panchina, Fichaux, il collaboratore di Garcia, gli urlava di stare attento all’attaccante argentino. Il brasiliano se lo è guardato e ha continuato a spingere. Lo stesso ha fatto quando De Sanctis gli ha urlato di curare di più la fase difensiva. «Tu pensa a parare», la risposta del brasiliano, che era in dubbio alla vigilia e che invece ha dato prova della sua forza sulla fascia. Era partito un po’ frenato, poi ha straripato, infine è calato nel secondo tempo, accusando la stanchezza della partita contro il City.
Gasperini ha provato a mettere in difficoltà la Roma sul piano tattico, ma il suo piano è saltato con l’espulsione di Perin. Garcia ha fatto il primo cambio inserendo Totti, per cercare di far salire la squadra grazie alle capacità del capitano di tenere il pallone. Il tecnico gli ha spiegato dove posizionarsi in campo, per non finire nella rigida marcatura dei difensori del Genoa e in effetti Totti ha giocato molto distante dalla porta. Nel finale è stato Pjanic a cercare con più frequenza gli inserimenti in avanti, per evitare che la squadra si schiacciasse troppo dentro l’area.
(corsport)