GASPORT (D. STOPPINI) - «Aspetta, l’ultima azione». Nei campetti di periferia si fa così, quando l’amico a bordo campo ti chiede di entrare e tocca a te uscire, perché la democrazia è parente stretta della rotazione, tutti devono giocare e stop. Rudi Garcia è sì democratico. E di sicuro la rotazione piace anche a lui. Toccava a De Rossi abbandonare il campo, Nainggolan era già pronto, i compagni salivano per provare ad affondare su calcio d’angolo. De Rossi i campetti di periferia li conosce bene, lui che pure da poco è tornato a vivere a Campo de’ Fiori. E allora ha fatto segno «uno» con il dito, come a dire, ancora un’azione. Gol, proprio De Rossi. Che allora se l’è fatta sotto dalle risate, sotto quel barbone, fino ad abbracciare proprio Nainggolan.
Che serata Risate grasse perché per lui non è stata una serata normale. Nel frullatore è finito dentro di tutto. È finito l’aggancio a Sergio Santarini, a quota 344 presenze: ora Daniele è il terzo giocatore più presente della storia della Roma. È finita una rete che al centrocampista in assoluto mancava dal 25 agosto 2013 e all’Olimpico dal 12 dicembre 2011, quasi tre anni, una vita fa, lo stesso avversario in fondo. Perché quel gol De Rossi lo segnò alla Juventus. E pure questo, a ben guardare, con Antonini che da Genova prolunga la festa giallorossa. È aggancio, «e vedrete, sarà così fino alla fine — dice lui —, siamo le squadre più forti del campionato, sarà un’altalena continua, perché in Italia non è facile vincere contro nessun avversario. Non è facile vincere a Genova: non è lo stato per noi contro la Sampdoria, la Juve ha pure perso». E allora 22 diventa il numero della gioia, non solo di Destro. Ventidue sono i punti della vetta in classifica: «Sapevamo che era importante vincere, anche se non abbiamo fatto una grande partita — ancora De Rossi —. Ma volevamo i tre punti perché pensavamo che la Juve potesse fermarsi a Genova. Il mio gol? Sì, mi mancava, specie qui all’Olimpico. Ma non è questo il mio mestiere, gioco lontano dalla porta avversaria, chi capisce di calcio lo sa».
Appello Napoli E chi capisce di calcio sa pure che sabato non sarà una partita normale. È bastato annusare l’aria ieri sera all’Olimpico, con cori facilmente distinguibili in direzione Napoli. E allora De Rossi fa il capitano anche fuori dal campo. La fascia non la cede, anzi rilancia: «Sono mesi che facciamo appelli, messaggi distensivi — dice il centrocampista della Nazionale —. È naturalmente meglio che i nostri tifosi sabato non possano andare al San Paolo (trasferta vietata per motivi di ordine pubblico, ndr), sarà una giornata calda. Ma diciamo le cose come stanno: noi giocatori con la morte di Ciro non c’entriamo niente, niente come pure i tifosi della Roma. Eravamo disperati quella sera di maggio. Spero solo che i toni da sabato in poi si rasserenino ». Sarebbe il sabato dei sogni, dai campetti di periferia fino al centro città