GASPORT (M. CECCHINI) - CVD: come volevasi dimostrare. Dopo il successo della Juve, tutto lasciava pensare che il duello al vertice con la Roma continuasse senza inciampi e così è stato. La squadra giallorossa resta a punteggio pieno regolando un tenero Cagliari – che non perdeva all’Olimpico dal 2011 – grazie a un 2-0 più agevole di quanto non dica il risultato, se si pensa che dopo 13 minuti il match è già in archivio per via delle reti di Destro e Florenzi. Questo minuscolo spicchio di match, comunque, è sufficiente per capire un paio di cose: 1) Garcia sceglie ormai la via del turnover massiccio (6 titolari diversi in Champions e 5 stavolta) 2) I rispettivi 4-3-3, pur se non speculari (i giallorossi a tratti pressano più alta e verticalizza più velocemente), rispondono a una logica molto semplice: se due pugili si mettono a centro ring e provano solo a darsele, vincerà di sicuro il più forte. Chi tra Roma e Cagliari lo sia, non è neppure in discussione, tanto più che di zemaniano tra i sardi stavolta c’è davvero poco. Quanto basta perché una parte del tifo giallorosso, forse per la prima volta, non provi troppa nostalgia per il boemo, che riceve applausi ma anche fischi e un paio di brutti cori.
Nonna Aurora In generale, tra il caldo e la necessità giallorossa di ottimizzare le energie, la gara è modesta, se si pensa che la Roma tira nello specchio della porta sotre Florenzi e Gervinho si occupano dei tagli offensivi. La prima rete nasce appunto da una palla dell’ivoriano per l’azzurro, pronto a fornire un grande assist per Destro, che segna anticipando Ceppitelli nell’unica azione zemaniana della partita. Il raddoppio arriva solo due minuti più tardi, quando un lancio di Keita innesca ancora Gervinho – tenuto in gioco da Pisano – che dà la palla a un Florenzi in versione goleador, pronto poi a tuffarsi tra le braccia di nonna Aurora Inutile dire che Avelar e Rossettini finiscono dietro la lavagna per concorso di colpa.
Timori Cagliari Il Cagliari non dà segni di vita e, nello srotolarsi del match, Conti prova a smistare gioco senza trovare sbocchi, se non nel movimento dell’onnipresente Ibarbo, che pure prova a cercare palla in tutte le zone del campo. Se si pensa che davanti, oltre al colombiano, l’unico a dare segnali di vita è il subentrante Longo (suoi gli unici tiri in porta), si capisce come Farias e Sau risultino non pervenuti, mentre fragili appaiono anche i supporti di Ekdal, Joao Pedro e degli esterni bassi. Morale: la squadra di Zeman finisce spesso per fare un timoroso possesso palla che il boemo alla fine rimprovererà ai suoi. A questo tran tran si unisce comunque volentieri la Roma che fa registrare una ripresa col 60% di possesso palla e senza tiri in porta. A causa dell’uscita di De Rossi i giallorossi passano al 4-2-3-1 con Pjanic nel tridente, ma di calcio non se ne vede più. I titoli di coda, comunque, raccontano alcuni dettagli: la Roma in 4 partite stagionali – quindi Champions compresa – ha segnato 10 reti (5+5, e tutte su azione) subendone appena uno, mentre il Cagliari di Zeman, con un punto all’attivo, nelle 3 gare di campionato ha realizzato stranamente, solo un gol. Segno evidente di un campionato sempre più a due velocità. E quella di Juve e Roma pare davvero di altro livello.