CORSERA (L. VALDISERRI) - Non siamo ai vertici da copywriter di «La chiesa al centro del villaggio», ma anche la frase che ieri Rudi Garcia ha regalato, alla vigilia di Roma-Cagliari, ha un peso importante. Questa: «Il campionato è il nostro pane quotidiano». Vuol dire tante cose. La prima è che bisogna mettere da parte la notte magica del 5-1 al Cska Mosca in Champions League. La seconda è che i tifosi possono sognare quello che vogliono, ma che i programmi (economici) della società sono chiari: la Champions League è un pozzo di soldi e bisogna parteciparci tutti gli anni. Per questo l’obiettivo vero è (almeno) il secondo posto in campionato. Se qualcuno non lo capisce, peggio per lui.
«Giovedì mattina abbiamo chiuso il libro della Champions League e aperto quello del campionato. Bisogna essere capaci di fare uno switch tra una competizione e l’altra per essere sempre pronti. Fare una bella gara e aver vinto la prima in Champions non vuole dire che non siamo più gli outsider del gruppo, le favorite restano Bayern e Manchester City. Ma ora non è il caso di parlare di Champions, altrimenti mi faccio tirare le orecchie dai giocatori. Ora pensiamo al campionato, che è sempre la priorità». Con tanti impegni ravvicinati e un’infermeria troppo piena (Strootman, Balzaretti, Astori, Iturbe e Castan, sul quale oggi come oggi è difficile fare una previsione sul rientro) bisogna gestire al meglio forze e motivazioni, gambe e testa: «Non faccio nessun calcolo, perché ci pensa già il destino. Prevedere qualcosa sul Cagliari prima della gara di Champions non avrebbe avuto senso, visto che poi abbiamo perso due giocatori. Devo vedere i giocatori più in forma e quelli che possono essere più efficaci in campo contro un tipo di avversario».
Le certezze sono in difesa: De Sanctis, Torosidis e Cole favoriti come terzini, Yanga-Mbiwa e Manolas sicuri titolari come centrali, viste le tante assenze: «Sfortunatamente le previsioni che avevamo fatto, sulla necessità di quattro centrali di alto livello, ci danno ragione. Senza Castan e Astori siamo costretti a giocare con gli altri, ma questo non cambia nulla sulla forza della squadra».
I dubbi principali sono a centrocampo e in attacco: «Sono fortunato ad avere un centrocampo forte, con giocatori complementari. Quando vedo i miei centrocampisti giocare più di 100 palloni ciascuno contro il Cska e il peggiore di loro ha il 93% di passaggi riusciti non mi preoccupo».
Le variabili sono davvero tantissime. Una soluzione potrebbe essere un 4-3-3 con De Rossi, Keita e Nainggolan (che però è l’unico ad aver giocato 270’ tra campionato e Coppa), per dare un turno di riposo a Pjanic.
Se invece il bosniaco sarà in campo è la scelta tra Totti e Destro, come prima punta, quella che può fare scattare l’effetto domino. Il Capitano è il giocatore più temuto da Zeman («Giovani come lui non ne vedo in giro»), però Destro ha giocato soltanto 90’ a Empoli, rimanendo in panchina per tutta la gara contro Fiorentina e Cska.
È possibile anche un 4-2-3-1, con De Rossi e Keita davanti alla difesa. Una soluzione che lascia ampia scelta nel tridentino: Ljajic potrebbe trovare un’altra occasione o ci potrebbe essere la conferma di Florenzi.