CORSERA (L. VALDISERRI) - Andando avanti di questo passo è possibile che a Rudi Garcia, oltre che a vincere lo scudetto, venga chiesto di risolvere uno dei più grandi problemi di Roma: il traffico. Nella conferenza stampa pre-gara, avvertendo che a Parma la sua squadra avrebbe sofferto, proprio come è poi accaduto, il tecnico francese aveva difeso a spada tratta Adem Ljajic, cioè il giocatore che era contestato da una fetta della tifoseria perché a Roma si deve sempre cercare un capro espiatorio e perché picchiare sui talentuosi è un esercizio sempre di moda. La fiducia di Garcia («Ce l’ho al 200%») è stata ripagata dal serbo con un gol e con una grande prova. E, in una serata tutta balcanica, dopo che il Parma aveva pareggiato (De Ceglie, di testa, su corner), ci ha pensato Pjanic a dare tre punti pesantissimi per la classifica con una punizione telecomandata a due minuti dalla fine. Sono punti preziosi perché arrivano contro più avversari: il Parma messo in campo benissimo da Donadoni, la fatica che comincia a farsi sentire, gli otto infortunati (Balzaretti, Strootman, Iturbe, De Rossi, Astori, Castan, Uçan e Borriello).
Garcia continua nella strada del turnover «ragionato»: fa debuttare Cholevas come terzino sinistro, concede 70’ di riposo a Maicon con Torosidis, rimette in attacco Totti con Gervinho e Ljajic. Donadoni sceglie dal primo minuto il promettente José Mauri e si cautela con Pedro Mendes terzino destro al posto di Ristovski. Il Parma è il lontano parente della squadra che ha perduto all’esordio casalingo contro il Milan per 4-5. Non c’è nessun segnale di «zemanite», intesa come cura esclusiva dell’attacco a discapito della difesa. Il 4-3-3 è in realtà un 4-5-1, con Cassano unico dispensato dal rientro nella sua metà campo. La massima cautela contro la Banda Garcia è d’obbligo e lo si capisce bene al 23’, quando Lodi batte male un corner e i giallorossi partono in contropiede. L’assist di Ljajic per Gervinho è bello per tecnica e lettura della situazione, ma l’ivoriano non ha la solita esplosività e si fa chiudere in corner. È un’avvisaglia, ma il Parma non la sente. Al 27’ Gobbi perde palla a centrocampo e Totti, con la solita sapienza, lancia Ljajic in profondità, senza perdere neppure un secondo: il sinistro del serbo infila Mirante e porta in vantaggio la Roma.
Il copione non cambia molto, perché il Parma non si sbilancia e preferisce difendere il minimo svantaggio, in attesa di tempi migliori, piuttosto che rischiare l’imbarcata. Totti trova un altro lancio dei suoi, ma Gervinho è in leggero ritardo (37’). L’occasione migliore del Parma arriva a primo tempo scaduto, quando la Roma cala per un attimo la concentrazione: è De Ceglie a tirare male, in diagonale, un pallone che poteva essere molto più pericoloso. La tattica degli emiliani paga nella ripresa con l’episodio del corner (è Torosidis che non salta), ma è proprio in quel frangente difficile che la Roma dimostra di essere maturata. Stringe d’assedio l’area avversaria, sfiora il gol con Totti e Florenzi, lo trova con la classe immensa di Pjanic. Il primo a balzare in campo ad esultare, rischiando persino un’ammonizione, è Adem Ljajic. La fiducia paga sempre.