IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Troppo facile. Troppa la differenza tra questa Roma e il Cagliari di Zeman arrivato a Roma per limitare i danni nella speranza che i giallorossi avessero «sbagliato qualcosa». Invece la retroguardia del boemo ha tenuto 11 minuti e dopo 13 aveva già incassato i due gol che andranno a referto. Una vittoria che conclama, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la forza di questa squadra che dopo aver tritato il Cska in Champions, passeggia sui resti del Cagliari.
La mini-fuga - La Roma risponde così alla Juve che a dire il vero era andata, nell’anticipo del sabato, a prendersi i suoi tre punti a San Siro ridimensionando il Milan targato Inzaghi. Due successi diversi, che hanno però un comun denominatore: la forza delle due capoliste che in questo primo squarcio di campionato sembrano averne molto più delle altre (nonostante la Champions). Il bilancio per la Roma, oltre alla mini-fuga in coppia con la Juve, sono 5 gol in 3 partite e zero reti incassate. Non male per una retroguardia nuova di zecca che anche ieri ha visto un nuovo innesto: il centroafricano Yanga-Mbiwa promosso a pieni voti, fatta la tara della pochezza dell’avversario.
Da Cagliari a Cagliari - Il calcio è uno strano film fatto di corsi e ricorsi, di date, nomi e città. Quello di Zeman sponda giallorossa della Capitale è indelebilmente legato a Cagliari: visto che proprio il ko all’Olimpico con i sardi decretò la fine della sua avventura nella Roma americana. Era il primo febbraio del 2013, il giorno coincise con l’addio al calcio di Goicoechea, il portiere voluto fortemente dal boemo. Ma anche quello del «maestro» incapace di gestire campioni del calibro di De Rossi e Pjanic e «fissato» con il talento infinito del giovane greco Tachtsidis (scomparso poi nei meandri del calcio di seconda fascia). Quella Roma oggi sembra lontana anni luce, quel De Rossi e quel Pjanic hanno preso in mano la nuova avventura grazie all’arrivo di un tecnico che ha capito dove e come mettere le mani in questo gruppo.
Partita a senso unico - Così, la sfida contro il Cagliari, non è mai stata tale: troppa Roma. Vantaggio dopo undici minuti sull’asse Florenzi-Destro e raddoppio firmato dal giovane romano subito dopo. In quattro minuti il discorso «agonistico» si è concluso vista la supremazia a tratti imbarazzante dei giallorossi e un Cagliari disarmante (sembrava il Cska mercoledì scorso). Garcia fa turn-over, cambia cinque uomini, il modulo, ma non la sostanza. Keita ancora egregio in cabina di regia, esordio in difesa di Yanga-Mbiwa in coppia con la conferma Manolas e crescita, esponenziale, di un Cole che fin qui non aveva convinto granché. Destro punta centrale segna un gol e va vicinissimo alla doppietta e Florenzi (migliore in campo) non fa sentire l’assenza dell’infortunato Iturbe.
Nonne, fasce e fascette - E non è un caso se, in una giornata come questa, salgono alla ribalta episodi che normalmente finirebbero nelle «brevi». Florenzi che dopo il gol dribbla tutta la Roma, steward compresi, sale in tribuna e riempie di baci la nonna ottuagenaria venuta a vederlo: «Glielo avevo promesso» dirà a fine gara, con Garcia che la prende bene (anche se quel giallo si poteva evitare). Il francese ha preso meno bene invece il «giallo» della fascia: esce De Rossi e la Roma gioca dieci minuti senza capitano. La fascia doveva andare a Keita, ma nessuno gliela ha data: o almeno ci hanno provato ma Garcia se l’è infilata in tasca per non deconcentrare i giocatori. La Roma rischia una multa, ma vista la giornata va benissimo così.
Dulcis in fundo la pelata di Gervinho: alle tifose romaniste crolla un mito. L’ivoriano in un contrasto perde la fascetta a metà campo e si scopre l’altarino: altro che treccette «africane», lì sotto c’è un riporto d’autore: che autogol!