IL ROMANISTA - Strano il destino di Mattia Destro, una sorta di roller coaster, un continuo su e giù sulle montagne russe. Alle stelle e nella polvere, e poi esaltato e in un attimo di nuovo al centro delle critiche. Stavolta sono bastati un paio di errori in partite amichevoli dall’altra parte dell’oceano per far apparentemente dimenticare a molti tifosi quanto di buono (tanto) Mattia ha fatto lo scorso anno al rientro da un infortunio che avrebbe potuto piegare il morale di tanti. Philadelphia, pochi minuti del secondo tempo della terza e ultima partita del giorne della Guinness International Champions Cup, la Roma (tutta) non sta facendo una grande figura contro l’Inter. Capita una bella occasione, il cross dalla destra, in mezzo all’area a pochi passi dal portiere Mattia è solo ma manda clamorosamente fuori. Un brutto errore. Uno. In amichevole. Con l’acido latico della preparazione nelle gambe, con la brillantezza che è bene che non ci sia a questo punto dell’estate, tanto più in uno col fisico massiccio come il suo. Eppure da sabato sera se ne parla tanto. Hanno ripreso voce tutti quelli che non stravedono per Destro. E sono tornate a farsi insistenti le voci di mercato. Che non sembrano però turbare più di tanto la Roma, che in Mattia crede fermamente, che se lo vuole tenere stretto. Perché questa può e deve essere la stagione della sua consacrazione.
La terza, la prima vera, la prima che si spera possa essere intera. Non lo è stata quella del suo approdo in giallorosso, interrotta a metà proprio quando stava prendendo confidenza con il nuovo ambiente. I gol all’Inter che hanno portato la Roma in finale di Coppa Italia e poi il crac che lo ha tenuto fermo per una vita. I dubbi, le paure, la voglia di tornare, di correre, di segnare. Tutto fermo fino al dicembre scorso. Eppure, anche se con due soli mezzi campionati, Mattia non ha mai fatto mancare il suo apporto. In termini di voglia, di corsa, di sacrificio e, soprattutto, di gol. Il numero 13, quello delle reti realizzate con Rudi Garcia, è stato ripetuto spesso e anche giustamente. Ma a volte ci si dimentica che quel 13 è arrivato in sole 20 partite, o meglio in 1226 minuti, e che a condimento ci sono anche due assist. Non solo. Se si fa un salto indietro alla stagione precedente, quella con Zeman, si contano 26 presenze complessive, 11 gol e 3 assist. Per un totale in carriera (non solo con la Roma) di 87 presenze, 33 gol e 9 assist. Mica male. Numeri da grande bomber. Cifre che fanno venire l’acquolina in bocca, che suggeriscono di accomodarsi in poltrona per gustarsi le manciate di gol che Mattia è pronto a segnare. Tanto più che si ricomincia proprio da dove lo scorso anno era cominciato tutto, dalla Fiorentina. Per lui sarà ancora una volta la prima di campionato, solo che stavolta lo sarà anche per tutto il resto della Roma. A 265 giorni di distanza da quell’8 dicembre che è stata la fine dell’incubo.
L’ingresso in campo, il gol, la vittoria. Un rientro col botto. Boom. E poi ancora, boom, boom, boom. Tredici volte che, se non ci si fosse messa la prova tv/moviola in campo di Cagliari, potevano essere anche di più. E allora non c’è motivo per pensare che questa possa non essere la sua stagione. E non possono essere un paio di errori in precampionato, in amichevole, a inizio preparazione a far cambiare idea. Anzi, a volerla guardare da un punto di vista differente, potrebbe quasi essere positivo. Le critiche potrebbero accrescere ulteriormente la sua voglia, aumentare il desiderio di spaccare le porte avversarie. Venticinque giorni al debutto in campionato, 25 giorni alle partite che contano, il conto alla rovescia è iniziato.