IL TEMPO (M. CICCOGNANI) - Che strano personaggio Cesare Prandelli, uno che i problemi li attira come una calamita e quando non li ha, se li crea. È innegabile che le decisioni sugli uomini da portare al mondiale in Brasile spettino solo a lui. Giusto quindi che Prandelli abbia fatto le sue scelte. Mandare a casa Destro come Rossi può starci e anche l’attaccante viola si è risentito, eccome. Quello che dà fastidio, sono i modi.
Mattia è tornato ieri a Trigoria e ha raccontato la sua verità a Sabatini. In un «tweet» della Roma, il giocatore ha spiegato di non aver mai detto «no» a Prandelli. «Per quanto dispiaciuto - ha spiegato Destro - non ho mai rifiutato alcun ruolo in Nazionale. Vorrà dire che mi metterò subito al lavoro per una grande stagione con il mio club e ovviamente con la Nazionale che rimane il mio obiettivo primario».
Destro ha ripercorso gli ultimi giorni con Sabatini. Prima del match con l’Irlanda, Prandelli gli aveva spiegato che convocando un Rossi non al meglio, lui sarebbe stato la sua riserva. Il romanista, secondo quanto riferito dal giocatore a Sabatini, non avrebbe battuto ciglio. Non ha neppure fatto salti di gioia ma avrebbe detto a Prandelli «decida lei, io ci penso e comunque non ho altri impegni», rimettendosi alla volontà del ct che evidentemente non ha fatto altro che interpretare (male) a sua immagine e somiglianza quel «decida lei». Al termine della partita il ct ha confermato al romanista che avrebbe puntato su Balotelli e Immobile e che lui sarebbe potuto partire per il Brasile solo se avesse accettato di essere inserito tra le riserve. Infine, nel terzo e ultimo colloquio di domenica, il tecnico ha comunicato la sua decisione definitiva a Destro, chiedendogli un indirizzo email sul quale fargli spedire un programma di allenamenti specifico da seguire nei prossimi giorni per tenersi pronto in caso di una chiamata in extremis. Ma con l’esclusione di Rossi non ha più senso: l’inserimento nella lista è ormai possibile fino a 24 ore dall’esordio solo in caso di un infortunio «certificato». Insomma, se Prandelli voleva davvero portare Destro al Mondiale, non si sarebbe comportato così.
La storia di questa stagione è piena di controsensi, di atteggiamenti che lasciano perplessa la Roma. A cominciare da quel codice etico che si è rivelato una boutade. A tradirlo è stato per primo proprio Prandelli, che ha valutato sempre a seconda della convenienza o dell’importanza del calciatore. Prendete il caso De Rossi. Sulla colpevolezza del centrocampista (pugno nei confronti di Icardi) ci sono pochi dubbi, ma non doveva essere il ct a non convocarlo ancor prima della decisione del giudice Tosel, senza peraltro prendersi la briga di avvisare la Roma. Nessuna chiamata neppure quando ha escluso Destro dai test fisici per la manata ad Astori.
Stessa cosa era accaduta per Osvaldo ai tempi della Roma, anche in quel caso «tagliato» dalla Confederations Cup per essersi rifiutato di ritirare la medaglia nella finale di Coppa Italia persa contro la Lazio. Ma con il codice etico il ct non aveva punito Balotelli, tre giornate anche per il milanista, «perché ha già scontato la squalifica», si limitò a dire il ct. Poi lo stesso Osvaldo, diventato nel frattempo juventino, è stato convocato dopo che al Southampton aveva colpito con un pugno il compagno Forte. Infine Chiellini, tre giornate per una gomitata a Pjanic che Prandelli ha ritenuto non violenta. In realtà non poteva rinunciare al senatore juventino durante il Mondiale.
Mai una giustificazione da parte del tecnico. Totti, ad esempio, si aspettava quanto meno una telefonata. Ma non c’è stata. La stessa che aspettava la Juve dopo la convocazione di Chiellini appena recuperato dall’infortunio e che ha mandato su tutte le furie Conte e Marotta che volevano essere avvisati della scelta del ct. «Non devo avvertire nessuno», tuonò Prandelli in risposta alla Juve.
Ufficiosamente anche la Figc ha fatto sapere ai dirigenti della Roma che Destro non ha mai rifiutato la Nazionale, ma si sono ben guardati dall’emettere un comunicato a difesa del giocatore. L’ennesimo sgarbo della federazione e del suo ct alla Roma. ma anche verso Pepito. «Ho la coscienza a posto», ripete Prandelli, al quale piace perdere i pezzi. E anche l’affetto di tanti tifosi.