IL ROMANISTA (V. META) - Firenze è ancora nostra. Dell’arancia meccanica, stavolta basta un solo tempo. Quarantacinque minuti da far prendere appunti a Rinus Michels e la pratica Firenze va in archivio insieme alla vittoria numero venticinque in stagione, l’ottava consecutiva, che consegna alla Roma, insieme ai punti buoni per eguagliare gli 82 del record di Spalletti, anche l’aritmetica del secondo posto. Ergo, l’ingresso in Champions League dalla porta principale. Quattro anni dopo Donetsk, quella musica tornerà a suonare per i giallorossi. Montella farà meglio a mettersi l’anima in pace, la Roma si conferma la sua maledizione per quanto le sue squadre continuino a mettere in fila ottime prestazioni contro i giallorossi. Nessuna sopresa di formazione per Rudi Garcia, che conferma Dodò sulla sinistra di una linea difensiva ancora una volta tutta brasiliana, recupera Pjanic in regia e in attacco manda il grande ex Ljajic (per la prima volta al Franchi da avversario) a completare il tridente con Totti e Gervinho. Niente novità anche per Montella, che conferma la formazione che aveva sbancato il Bentegodi con Ilicic centravanti atipico nell’attacco a tre con Cuadrado e Matos.
Sarà che sugli spalti il clima è caldissimo nonostante il vento freddo da Fiesole, ma la partita ci mette pochissimo a prendere fuoco: minuto numero due, Ljajic dà inizio alla sua notte di rivincite con un inserimento in solitaria partendo dalla trequarti chiuso con un bel destro che Neto riesce a neutralizzare in due tempi. Ancora più bello quello che fa il serbo cinque minuti più tardi quando, servito magistralmente da Totti a occhi chiusi, nasconde il pallone a due avversari e invece di tirare lo passa al liberissimo Gervinho, che ha tutto il tempo per decidere se mettere la palla sul primo palo o incrociarlo me nel dubbio riesce a mandare fuori a porta spalancata. Non c’è tempo per mangiarsi le mani, perché i ritmi sono serrati: la Roma sembra giocare in tredici per come sa occupare il campo attaccando gli spazi e trovando il passaggio con una facilità che avrebbe fatto prendere appunti a Rinus Michels, la Fiorentina rincorre ma resta in piedi e prova a rendersi pericolosa mandando al tiro i suoi specialisti dalla distanza. In mezzo a tanta intensità ci vuole uno strappo di classe per fare la differenza. Lo trova Ljajic, che al 26’ va a inventarsi una grandissima giocata sulla trequarti per servire in rpofondità Nainggolan, che arriva sul pallone in corsa e in scivolata mette il pallone in rete anticipando l’uscita di Neto. Bellissimo. Ancora più bello sarebbe il destro al volo di Totti dopo un cross di Dodò ribattuto dalla difesa della Fiorentina, ma per un gol così, pure il David se ne andrebbe da piazza della Signoria e allora la palla esce di qualche centimetro.
La Fiorentina chiude in pressing con due occasioni per Ilicic, un calcio di punizione che sbatte addosso a Totti (i viola chiedono un mani che non c’è) e poi un sinistro da fuori messo in angolo da De Sanctis. Nella ripresa Montella si gioca la carta Matri al posto di uno spento Matos, ma per le emozioni c’è sempre da chiedere a Ljajic, che dopo due minuti controlla un gran pallone al limite e lascia partire un destro improvviso che Neto respinge con due mani. Partita che rallenta leggermente, anche se mai la Roma dà l’impressione che possa sfuggirle di mano, neanche quando un calcio di punizione battuto morbido dal solito Ilicic pesca tutto solo Savic sul palo lontano e il difensore spara alto da due passi. Nel finale Garcia cambia due terzi del tridente inserendo Florenzi e Bastos al posto di Totti e Ljajic, ma l’ultima occasione capita ancora a Nainggolan, servito in profondità da un gran lancio di De Rossi, questa volta il suo tentativo in scivolata non trova la porta. La partita finisce, comincia la Champions. A Firenze si sogna.