}

Mago Garcia, Roma camaleontica

04/04/2014 alle 10:57.
garcia_dal_basso_2014

IL ROMANISTA (P. A. COLETTI) - Può un uomo cambiare le sorti di una squadra, una à, un popolo? La risposta la si trova nei numeri. Quelli della Roma di , l’uomo dei record che in poco tempo ha ribaltato il mondo giallorosso. Una squadra devastata dal 26 maggio e da due anni passati nel caos di tre allenatori che più diversi non si può, dopo poco più di 10 mesi si ritrova a essere una squadra formidabile con una qualificazione in già in tasca e ambizioni da scudetto.

Merito del cinquantenne di Nemours capace di azzittire tutti gli scettici e diventare uno dei personaggi più amati del calcio internazionale a suon di record: quello iniziale delle 10 vittorie consecutive (nessuno mai in Serie A era riuscito a vincere le prime 10 partite di campionato) e il record di punti in assoluto della storia della Roma. Settantatre in 31 partite, nessuno, nemmeno Liedholm, Capello e Spalletti erano arrivati così in alto. Ventidue vittorie, sette pareggi e due sconfitte il ruolino di marcia della Roma di in campionato con 62 gol fatti e 17 subiti. Solo la più forte di sempre, lo dicono sempre i numeri, e qualche decisione arbitrale più che discutibile, stanno impedendo ai giallorossi di guardare tutti dall’alto in basso. Ma a questo non interessa.

Pensa a sé e alla sua squadra. Quella che ha plasmato a sua immagine e somiglianza fin da quel 3 giugno quando a Milano ha incontrato per la prima volta . «Non sarà lei a firmare» gli disse il ds giallorosso. Ma l’ex tecnico del Lille ci ha messo poco a stregare il dirigente che pochi giorni dopo è volato con lui a New York per andare dal presidente Pallotta. Amore a prima vista tra l’americano e il francese. «Sarà il nostro Alex Ferguson» ha detto Pallotta dopo l’incontro negli uffici della Raptor a Manhattan. lo aveva convinto con una sola frase: «Io amo la mia squadra». E con orgoglio il presidente il 12 giugno lo ha presentato alla stampa come la sua «prima scelta da Presidente». Con parole e atteggiamenti si è portato da subito tutti i giocatori dalla sua parte, convincendo a restare, e Gervinho a venire e bloccando la cessione di . Giocatori che ha difeso a spada tratta fin da subito facendo infuriare più di qualche tifoso con quel «chi contesta è della Lazio». Salvo far poi ricredere tutti nel giro di pochi mesi, quando chiunque a Roma lo citava con orgoglio raccontando di «aver rimesso la chiesa al centro del villaggio».

Ma è sul campo che la rivoluzione di ha funzionato al meglio. Il modulo è lo stesso di quello dei suoi predecessori (Luis Enrique e Zeman) ma il suo , e sono ancora i numeri a certificarlo, è compatto dietro e devastante davanti. Tutti attaccano e tutti difendono, linee strette e pressing alto, le novità introdotte dal tecnico francese. Poi le scelte sui giocatori: ha voluto un d’esperienza come , ha fatto esplodere il talento di , ha rigenerato , sta vivendo una seconda giovinezza calcistica, si è inventato Romagnoli terzino sinistro e ala, ha ridato centralità a e , ha dato le chiavi del centrocampo in mano a , ha scommesso su Gervinho, ha trovato il modo di far convivere con il capitano e ha voluto e preteso l’acquisto di un centrocampista come .

Proprio l’olandese, a detta di molti, è stato il fattore principale del cambio di mentalità della squadra. Una delle prove più dure che ha dovuto affrontare è stato proprio l’infortunio del numero 6. L’allenatore si è reinventato il centrocampo, cambiando il modo di giocare di tutta la squadra. E i numeri, ancora una volta, non mentono: nelle 23 partite di campionato giocate dall’olandese la Roma ha segnato 43 gol e subiti 11, una media a partita di 1,87 gol fatti e 0,47 subiti; nelle 5 gare disputate dopo la sconfitta di sono arrivati 13 gol fatti e 5 subiti, una media a partita di 2,6 e 1. Senza l’olandese la Roma segna di più, quasi un gol a partita, ma subisce il doppio. E proprio quest’ultimo aspetto non va giù a infuriato nel post partita di Roma-Parma per il gol subito nel finale. «Certe disattenzioni non devono più capitare» ha urlato negli spogliatoi e in sala stampa. Un’attenzione maniacale ai dettagli, necessaria per chi punta sempre al massimo. La rivoluzione di va avanti, l’uom

Clicky