CORSERA (L. VALDISERRI) - Il carro armato è la Roma. Schiaccia l’Atalanta con tre gol; centra la quattordicesima vittoria casalinga; sale a 79 punti in classifica; resuscita Taddei; ritrova Ljajic; fa innamorare un pubblico numeroso (oltre 40.000) con il suo gioco. La Juve giocherà domani a +5, ma il vero discorso non è questo: lo scudetto è quasi sicuramente andato, però la crescita della Roma è stata esponenziale. Non è la stessa cosa partire da due scudetti di fila oppure dalle ceneri della finale di Coppa Italia perduta contro la Lazio. Il lavoro di Rudi Garcia non merita un voto inferiore a quello di Antonio Conte. Per vincere il suo terzo scudetto di fila la Juventus dovrà battere ogni record. L’Atalanta ha perduto la spinta di una stagione comunque molto buona dopo la sconfitta della giornata precedente, contro il Sassuolo, in casa. Non è una colpa, però, aver trovato una Roma troppo forte, capace di dare una grande prova di maturità. A Garcia mancavano Destro, Pjanic, Florenzi, Benatia, Strootman, Balzaretti e Torosidis: con un portiere e tre buone riserve sarebbe una squadra da zona Champions.
Eppure nessuno si è accorto delle assenze, perché tutti quelli che hanno giocato ieri sera hanno dato qualcosa in più. Il migliore in campo è stato Daniele De Rossi, formidabile nel doppio lavoro tra fase difensiva e offensiva. Le azioni simbolo della gara nascono da lui: l’assist per il 2-0, segnato da Ljajic in chiusura del primo tempo, e il salvataggio a corpo morto su Denis, che aveva scartato anche De Sanctis, in apertura di ripresa. Sarebbe stato il 2-1, con tutte le aggravanti del caso, visto che in panchina la Roma aveva solo Bastos, Romagnoli e una serie di ragazzini della Primavera. Poco dopo quel salvataggio — era un rigore in movimento — è arrivato il 3-0 segnato da Gervinho, su assist di Ljajic. Il serbo era molto atteso, dopo una serie di panchine e con un vento contrario fatto soffiare da parecchia stampa e molto etere romano. Il calcio è una materia volatile e misteriosa se Ljajic (6 gol e 6 assist) è considerato da molti un giocatore inaffidabile e Iturbe (5 gol segnati con il doppio dei minuti giocati in campionato) viene consigliato come acquisto da 20 milioni.
Ieri Ljajic ha segnato, servito un assist e colpito un palo clamoroso. Ma, cosa ancora più importante, ha sempre cercato la giocata difficile al servizio della squadra. In assenza di Pjanic serviva esattamente questo. Il grande merito di Rudi Garcia è aver plasmato un gruppo dove, a turno e secondo le necessità, tutti possono diventare protagonisti. Ieri, ad esempio, con Benatia assente (e lo sarà per almeno altre tre settimane), Castan è stato il leader di una difesa tutta brasiliana. Blindato il secondo posto e la qualificazione diretta in Champions League quali sono i reali margini di crescita di questo gruppo? In primo luogo la conferma di tutti i talenti, da Pjanic a Strootman, da Benatia a Nainggolan, da Ljajic a Florenzi. Servono tre/quattro acquisti di qualità ma, ancor di più, uomini che sappiano inserirsi in un meccanismo oliato e in un gruppo affiatato. È quello che Rudi Garcia chiede con forza, sulla scia di quello che fece a Lilla quando, confermando la squadra che aveva cresciuto, raggiunse lo storico double campionato/Coppa di Francia. Un piano che vorrebbe ripetere a Roma.