IL MESSAGGERO (U. TRANI) - A volte, come è successo sabato sera, anche il pareggio è risultato da accettare. Lo stesso Garcia, dopo la partita contro l’Inter, è stato sincero e si è tenuto stretto il raccolto, pur non sapendo che la Juve avrebbe allungato (+ 11). Conosce la storia del calcio e ancora meglio quella della Roma: altri allenatori giallorossi, in notti simili, sono usciti dall’Olimpico senza nemmeno un punto. Meglio uno, dunque, che niente. Anche perché il Napoli, prima dello scontro diretto di domenica sera al San Paolo, non vince al Picchi contro il Livorno e resta distante 6 punti (e ha 1 gara in più). E perché questo gruppo è capace di vincere 17 volte su 25 in campionato( 20 i successi stagionali, se si contano le 4 di partite di Coppa Italia), in cui sono 17 le gare chiuse senza prendere reti (miglior difesa del torneo: 11 reti subite) e di perdere solo 2 gare su 29 (entrambe in trasferta contro la capolista e, in coppa, contro il Napoli terzo). La frenata contro i nerazzurri di Mazzarri è quindi da considerare fisiologica e, di conseguenza, non allarmante. Prestazione opaca che ci può stare. E che si può sintetizzare e in parte giustificare così: 1) giocatori contati in tutt’e tre i reparti; 2) qualità ridotta: Totti fuori e Pjanic part-time; 3) assenza di un finalizzatore in rosa.
PIÙ SCONTATA SENZA TERZINI Maicon dovrebbe farcela per Napoli. Ci spera anche Dodò. L’assenza del primo e quella di Balzaretti che non gioca da quattro mesi condizionano la Roma, anche se i risultati farebbero pensare il contrario: con 58 punti in 25 partite, Garcia ha eguagliato il record di Capello nella stagione 2000-2001 , quella del terzo scudetto, quando però i giallorossi avevano 6 punti di vantaggio sulla Juve. Alla lunga non avere i fluidificanti rende più prevedibile la manovra: Torosidis non è intraprendente e Romagnoli è un centrale difensivo adattato da esterno basso. La partita si gioca inevitabilmente in mezzo al campo, l’azione più pericolosa contro l’Inter, Nainggolan per Pjanic, nasce proprio nella zona centrale. L’unico cross di Torosidis, nella ripresa, con finta di Destro e recupero di Rolando in extremis su Gervinho è l’altra grande chance del match. L’altra opzione delle ultime giornate: palla lunga, chiedendo a Destro e ai due esterni di andare in profondità, sfruttando soprattutto Gervinho che sa puntare l’uomo e ribaltare meglio di altri l’azione. Non avendo il contributo dei terzini, è normale che i centrocampisti facciano il doppio della fatica, sprecando più energie. Ecco perché sono meno brillanti, a cominciare da Strootman.
QUALITÀ CERCASI Scarseggiano le idee quando mancano, in contemporanea, Totti e Pjanic. Ilcapitano si è sottoposto sabato all’ennesimo controllo che ha evidenziato un leggero miglioramento. Il dolore, però, c’è sempre. Farà un altro accertamento a breve: prima di giovedì non dovrebbe rientrare in gruppo e quindi contro il Napoli, al massimo, sarà disponibile per la panchina (non è sicuro). Il bosniaco, invece, sta meglio. Anche lui sente ancora un po’ di dolore al ginocchio, ma sta seguendo un programma di fisioterapia che lo dovrebbe riportare presto al cento per cento. Ieri sera era in tribuna al Parco dei Principi, con l’amico Benatia, per assistere a Psg-Marsiglia, invitato dal club parigino che punta ad averlo nella prossima stagione. Il suo ingresso contro l’Inter ha reso più efficace la Roma. Ha fatto il trequartista,nel 4-3-1-2, dietro a Destro e Gervinho. Garcia, già nel primo tempo, ha chiesto a Ljajic di lasciare la fascia e di posizionarsi tra le due linee (difesa e centrocampo) nerazzurre per entrare con più continuità nel vivo del gioco. E’ la conferma che il francese ha bisogno di qualità, e in particolare in fase di possesso palla, dal centrocampo in su. La sua idea di calcio è sempre e comunque propositiva, non è mai soddisfatto quando i suoi giocatori si affidano esclusivamente alle ripartenze, aspettando la squadra avversaria. Il serbo non deve aver convinto il tecnico in quel ruolo, tant’è vero che dopo meno di un’ora ha messo al suo posto proprio Pjanic.
DOPPIO CENTRAVANTI Nella rosa della Roma non basta Destro. Serve l’alternativa, per sostituirlo quando non è in serata e per completare l’organico in vista del ritorno, l’anno prossimo, in Champions. Totti ormai non fa più la primapunta, Bastos è esterno. In mezzo, quando mancano Mattia o il capitano, ci finisce Gervinho. Anche Ljajic può farlo.Ma il finalizzatore ha altre caratteristiche. Il problema è ultimamente lievitato: la Roma non ha segnato in 4 delle 12 gare del 2014 (contro la Juve, la Lazio e l’Inter in campionato, a Napoli in Coppa Italia). In precedenza,nelle altre 17, solo 1 volta, contro il Cagliari. Lo 0 a 0 contro l’Inter (quarta gara a digiuno in questo torneo) è ben diverso da quello nel derby: sono diminuite le conclusioni e la supremazia territoriale. Calo fisiologico, appunto. E momentaneo. Di squadra.