CORSERA (L. VALDISERRI) - Il pregio della Roma, lo dicono in molti, è l’equilibrio. Ed è anche la grande differenza con le squadre giallorosse, anche quelle talentuose ma senza efficacia, delle stagioni passate. Gran parte del merito è di Rudi Garcia, capace di far giocare un calcio propositivo ma non dogmatico. E ormai perfettamente a suo agio con il calcio italiano, in campo e con le parole: «Non sarà una finale perché dopo resteranno undici partite per loro e dodici per noi: abbiamo sei punti in più e questo vuole dire che la pressione è tutta sul Napoli. Se perdono, per loro è finita. Per noi, invece, è diverso: resteremmo sempre secondi, con una partita da recuperare (il 2 aprile, in casa, contro il Parma; ndr)».
Out Totti (infortunato) e De Rossi (squalificato), «ma il calcio è sport di contatto, non è il ping-pong o la danza», ha detto Garcia). I giallorossi, però, recuperano Maicon, Strootman e Pjanic. Probabile il passaggio al 4-2-3-1, con Destro punta. È il quarto incrocio, tra campionato e Coppa Italia. La Roma ne ha vinti due su tre, ma il 3-0 del 12 febbraio ha qualificato il Napoli alla finale di Coppa Italia: «Cosa ruberei a Benitez? Niente. Siamo secondi, sono contento della mia rosa. Vorrei solo evitare gli errori individuali che ci sono costati i gol in Coppa Italia».