GASPORT (A. SCHIANCHI) - Se il campo è una scacchiera, il segreto è cercare nella zona centrale la superiorità numerica. Lì si comincia la manovra, da lì passa la maggior parte dei palloni, lì si vincono le partite, al di là delle genialate dei trequartisti, delle sgommate delle ali e della potenza degli attaccanti. Avere il controllo delle operazioni è determinante per due ragioni: puoi organizzare al meglio la fase offensiva e prepararti con attenzione alle ripartenze altrui.
Due volti Roma e Inter iniziano la gara con tre uomini ciascuno a centrocampo: Nainggolan, De Rossi e Strootman da una parte; Guarin, Cambiasso e Alvarez dall’altra. Nel primo tempo l’Inter prende la sfida in mano, non si accontenta di agire in contropiede: la dimostrazione sta nel 52,5 per cento di possesso palla. I giallorossi soffrono, lì nel mezzo, non riescono ad accorciare anche perché Jonathan a destra e Nagatomo a sinistra spingono e gli attaccanti di Garcia aiutano poco. Nella ripresa l’allenatore della Roma capisce che si deve cambiare qualcosa se si vuole ottenere il predominio e così ordina ai suoi una diversa disposizione tattica: dal 433 iniziale al 4312 (Ljajic alle spalle di Destro e Gervinho). E quando il giovane serbo viene richiamato in panchina ecco Pjanic a ricoprire il ruolo di trequartista. La Roma cresce e il possessopalla aumenta: nel secondo tempo è del 53,8 per cento. La sapienza tattica e la bravura tecnica di Pjanic, che si sistema come vertice alto di un ipotetico rombo, fanno la differenza. L’Inter, anche per l’inevitabile stanchezza dopo tanto correre, arretra, concede metri agli avversari e si limita a controllare (salvo poi uscire nei minuti finali con una bella reazione).
Baricentro più alto Ma è interessante analizzare l’impatto di Pjanic e di Hernanes (l’altro big entrato in corso d’opera) sulla partita. Il giallorosso prende il posto di Ljajic e gioca per 35 minuti. Trascina subito i compagni, tocca 32 palloni (uno in meno di Ljajic che però resta in campo molto di più...), effettua 25 passaggi (solo 4 sbagliati), 1 lancio positivo e 1 tiro (bellissimo) nello specchio (superintervento di Handanovic). Con Pjanic la Roma sposta in avanti il baricentro e avvicina maggiormente i centrocampisti alle punte. Il problema della Roma, perlomeno contro l’Inter, sta nella mancanza di efficacia degli attaccanti: Gervinho perde 18 palloni (su 41 toccati), Destro 6 (su 18), Ljajic 7 (su 33). Troppe disattenzioni. Con Pjanic, anche se non arriva la vittoria, c’è un maggior controllo della manovra.
Vittima del pressing Non si può dire la stessa cosa dell’Inter quando entra Hernanes. Il Profeta sostituisce Alvarez, che fino ad allora ha effettuato 55 tocchi, 33 passaggi (5 errori), 4 cross e ha creato 3 occasioni. Hernanes, non in perfette condizioni fisiche, subisce il pressing asfissiante di Nainggolan che gli si oppone e non incide come dovrebbe: soltanto 15 tocchi nei 26 minuti disputati, 7 passaggi e 2 sbagliati, 2 tiri, 3 palloni persi. In sostanza, se la Roma migliora con l’uomo che viene dalla panchina, altrettanto non fa l’Inter. E in uno 00 tutt’altro che indimenticabile, dove l’equilibrio è una ragione di sopravvivenza, una mossa azzeccata (Pjanic per Ljajic, ad esempio) può essere decisiva.