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Roma rimpianto-derby. Stop Lazio e non s’avvicina alla Juve

10/02/2014 alle 09:08.
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GASPORT (R. PALOMBO) - Il brivido più autentico lo hanno dato gli schermi dell’Olimpico, quando è stato segnalato il 2-2 del Verona. Orsato ci ha subito fischiato sopra la fine di Lazio-Roma, scatenando l’ira funesta dei giocatori giallorossi, cui non sono piaciuti quei due minuti striminziti di recupero. Zero a zero era ed è rimasto, cosa che non capitava dal lontano 29 aprile 2007, Roma seconda e Lazio quarta, superstiti di quella partita , e Ledesma. Un risultato che, mini-turbolenze conclusive a parte, deve soddisfare tutti: la Roma di che vede inalterato il distacco dalla e tiene ancora a distanza di sicurezza (col permesso del Parma) e ; la Lazio di Reja che continua la sua striscia di imbattibilità in campionato, sei partite senza sconfitte e dopo avere ospitato clienti scomodi come Inter, e Roma.

Bruttino Non è stato un bel derby, anche se il primo tempo ha regalato diverse emozioni, un gol annullato a Gervinho per un fuorigioco centimetrico pescato dall’ottimo guardalinee Cariolato, e contenuti tecnici di una certa qualità. La ripresa, dopo un inizio a tinte giallorosse, è andata invece spegnendosi, per sopraggiunta stanchezza collettiva. Le sostituzioni attuate da Reja e poi hanno cercato di ravvivarla, ma alla resa dei conti tempi e modi delle medesime, come vedremo, non hanno sortito l’effetto sperato. E’ chiaro che a doversi rammaricare è soprattutto la Roma, sia per tutta la qualità depositata troppo a lungo in panchina, sia perché il calo della Lazio, prima volta in casa senza Hernanes, nell’ultimo quarto è stato davvero verticale.

Più Roma La partita, anche in forza dei 19 punti in più in classifica, l’ha fatta la Roma. Maggiore qualità e un che come schema s’era già visto contro e Catania (due 4-0) e come formazione nei minuti iniziali del Roma-Parma dell’altra domenica sospesa per impraticabilità del campo. e mediani davanti alla difesa, vertice alto del triangolo alle spalle di e con ai fianchi, intercambiabili, Gervinho e . Match dominato nei numeri, tre tiri nello specchio della porta, nove fuori e il gol annullato contro un sola conclusione peraltro imprecisa della Lazio, cinque occasioni da rete (due e Gervinho, una ) contro nessuna degna di questo nome. Tutto senza però mai essere davvero sul punto di sfondare, complice una organizzazione difensiva della Lazio assai buona. Al punto che Berisha, puntuale su , e Gervinho, non ha dovuto compiere miracoli.

Il migliore Reja ha puntato forte, come sempre, su Ledesma, venendone ripagato. L’uomo ovunque, chiave dello 0-0, l’unico degno del 7 in pagella, ha fatto da frangiflutti davanti alla solita difesa di veterani, dove Dias si è elevato sul resto della compagnia. Un 4-1-4-1 dove i quattro dietro Klose sono scalati molto spesso quasi sulla linea di Ledesma, occupando con efficacia le corsie laterali, Candreva da una parte, e poi Lulic dall’altra, tanto che al solo è riuscito di aprirsi la strada un paio di volte. Nel primo tempo la Lazio ha dato l’impressione, pur non impegnando , di essere sempre in grado di ribaltare il fronte, nella ripresa no, anche se paradossalmente la ripartenza più ghiotta è arrivata nel finale, quando il subentrato Onazi ha dilapidato l’assist di Candreva.

Quei cambi Non è sembrata una buona idea quella di Reja che dopo l’intervallo ha tolto e inserito Mauri, reduce dalla lunga , ultima apparizione la finale di coppa Italia vinta con la Roma a maggio. Troppa ruggine. Negli spazi che la Roma sempre più lunga ha concesso, il ragazzino avrebbe potuto far male. Ancor meno convincente la gestione dei cambi da parte di : il lancio di Bastos, cresciuto solo nei minuti finali quando è passato a sinistra, la sua corsia, meritava situazioni meno estreme di un derby. Tanto più che e sono rimasti a languire in panchina fino ai minuti conclusivi mentre nemmeno quelli. Quando li ha buttati dentro togliendo, dopo , e il consumatissimo , la Roma si è come riaccesa. Ma era ormai troppo tardi.

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