IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Alla fine tocca ancora a lui. Protagonista in assoluto: gol, assist e corse a non finire. Sesto gol stagionale, quinto in campionato, insieme con Benatia, Strootman, Ljajic, Florenzi e Totti. Facendo due conti, Gervinho è il capocannoniere della Roma, tutto compreso. Strano ma vero, proprio lui che non era un bomber. Il calcio è pazzo, sorprendente, forse lo è anche Gervinho. Che probabilmente non crede nemmeno lui a quello che gli sta succedendo. Un periodo d'oro, tutto qui. Esaltante come mai gli era accaduto, se non a Lille e sempre con papà Garcia. A Verona era partito male. Tanto che il tecnico lo aveva preso da parte e gli aveva spiegato che non doveva intestardirsi con i dribbling, specialmente quelli nell'imbuto veronese. Se trovi spazio sugli esterni, scappa. Questo l'input di Garcia. Gervinho ha smesso di voler passare per forza in mezzo ai difensori del Verona e ha cominciato a correre dove si poteva. E i dribbling sono diventati sicuramente più efficaci, letali. Da destra passa a sinistra e la libertà gli si spalanca davanti: prima un assist a Destro, che spara alto con un tiro ravvicinato, poi imbecca Ljajic (il quarto in campionato). Azione in fotocopia, gol. La partita finisce con una sua rete da grande giocatore: stop in area spalle alla porta, giro verso il centro, dribbling a uscire e destro fulminante e secondo vantaggio giallorosso. Come contro la Juve, corsa sfrenata verso il settore dei tifosi della Roma per l'abbraccio. La partita è fatta anche delle solite gervinhate. Una palla gli sbatte addosso, un'altra volta si incespica sul pallone. Sempre così, ma che gli vuoi dire? Sembra un giocatore di un altro calcio.
SENZA PAURA
La favola metropolitana dice che: Gervinho è il cocco di Garcia, per questo gioca. Falso. «Si pensa sempre che per me sia più facile con lui, ma Rudi giudica in maniera severa il mio lavoro e io so che ogni volta devo dare di più», le parole dell'ivoriano. «Non dobbiamo mollare, siamo a sei sotto la Juve e sei più del Napoli. Siamo in corsa, bisogna crederci, siamo ancora in gioco. Le mie prestazioni? Sono venuto per per aiutare la squadra a raggiungere certi obiettivi, le cose stanno andando bene e sono felice. Tutti parlano bene di me? Sono felice, significa che sto facendo bene» Mica poco.