Emerson: "La Juve ha la mentalità vincente, la Roma ancora no"

28/12/2013 alle 13:17.

TUTTOSPORT - Potesse strofinare la lampada, uno dei tre desideri di Emerson sarebbe quasi scontato: giocare il big match scudetto del 5 gennaio sul ring dello Stadium: «Un tempo con la Roma e uno con la Juventus: sono le squadre a cui sono più legato». Come in una partita del cuore, seppur l’ex centrocampista brasiliano (ora impegnato con

«Arriva presto, ma sarà fondamentale. e Roma hanno dominato la prima parte del campionato e battaglieranno fino alla fine».

I bianconeri vincendo hanno la possibilità di involarsi a più 8 sui giallorossi. Sarebbe una chiusura anticipata della lotta scudetto?

«Chiusura definitiva no. Il campionato italiano è tosto e le insidie con un girone di ritorno da giocare possono essere molte. Anche se...».

Anche se?

«Sarebbe durissima per la Roma risalire da un meno 8. Principalmente perché la sta viaggiando a una velocità strepitosa e comunque, con un vantaggio del genere, avrebbe la possibilità di sbagliare due partite senza perdere la testa della classifica. Tanto: a maggior ragione per un club abituato a vincere come quello bianconero».

Non è soltanto una questione di aritmetica.

«No, conta la mentalità. Quella della è vincente, quella della Roma non ancora totalmente».



Spieghi pure...

«La squadra di vince anche le partite dove non è al massimo o non gioca bene. Questione di spirito e maggiore fisicità. La Roma è anche più bella da vedere, ma nelle giornate in cui non è al massimo pareggia. Non è una differenza da poco».



Era così anche ai suoi tempi?

«A parte l’anno dello scudetto vinto con la Roma, direi di sì. Nelle successive tre stagioni giallorosse ci siamo detti tante volte: “Ragazzi non possiamo rilassarci, la non sbaglia mai».

A bruciapelo: il miglior si è visto alla Roma o alla ?

«Alla Roma».

e , record dopo record, insidiano Capello, di cui lei è stato un pretoriano nella Roma, nella e nel Real Madrid. Quale dei due tecnici le ricorda maggiormente Don Fabio?

«. Più che per il modo di giocare, per mentalità, cattiveria e concretezza».

più di una volta ha sottolineato come la di Capello fosse molto più qualitativa di quella che allena lui.

«I paragoni tra epoche diverse non mi piacciono, a prescindere. Non li trovo giusti perché il calcio è in continuo mutamento».

Proviamo a insistere... E’ più forte la sua o quella attuale?

«Forti lo sono entrambe. Ma la differenza è un’altra. Io a Torino dividevo lo spogliatoio con Ibrahimovic, Trezeguet, Del Piero, Nedved, Camoranesi, Vieira, Buffon... Tutta gente che ha fatto la storia non solo della ma anche del calcio. Mentre nel gruppo di , a parte Pirlo e Buffon, ci sono giocatori che la storia devono ancora scriverla».

Se chiude gli occhi e pensa a Ibrahimovic...

«Mi vengono in mente le sue giocate ad effetto. Fenomeno vero. Ma anche i nostri sei mesi trascorsi nello stesso hotel di Torino. Zlatan è un tipo particolare, a me ha sempre portato rispetto. Ci facevamo delle chiacchierate stranissime: io parlavo in italiano, lui in inglese. Ci capivamo, però...».

Llorente ha svelato di avere in Ibrahimovic uno dei modelli fonte di studio.

«Studiare fa sempre bene, ma Ibra è unico nel suo genere. Llorente mi ricorda maggiormente Trezeguet. Lo spagnolo è bravo a posizionarsi in area e di testa sa far male. E’ uno di quegli attaccanti che, se lo cerchi con le palle giuste, non ti delude. Tevez invece è un guerriero: vincendo con la compirà un ulteriore salto di qualità».

-Roma mette di fronte due delle migliori mediane italiane: Vidal, Pirlo, Pogba e Marchisio da una parte; , e dall’altra.

«Aggiungerei che sono tra i migliori anche a livello europeo».