Mr Pallotta, lo yankee che non digerisce il cinese

26/11/2013 alle 09:35.

IL FATTO QUOTIDIANO (M. PAGANI) - C'era un cinese a Roma, ma nell’eterna barzelletta del nostro presente e nel costante ribaltamento di prospettiva del nostro comatoso pallone, la favola del miliardario orientale diventa solo una storia d’amore e di coltello. Di soldi e di ambizioni esagerate. Storia di una città e di una squadra che a

A UN PRIMO SGUARDO, nonostante Pallotta inviti il socio a vergognarsi, nessuno prova pudore né rimorsi. Unicredit conferma la trattativa, Jimmy minaccia rappresaglie, i tifosi, increduli, aspettano. Un tempo erano abituati alla ruvida ironia di Dino Viola. Trent’anni dopo, mentre all’orizzonte il rinnovato duello con la evoca splendori sepolti, devono accontentarsi di gestioni più impersonali. Tra il presidente yankee che esordì tuffandosi in piscina e la tempesta imperfetta di questi giorni, c’è un Oceano. Così dopo aver visto presunti sceicchi della periferia perugina apparire in tribuna e poi dissolversi nel nulla e non aver dimenticato il quotidiano assalto alla diligenza di Franco e Rosella Sensi da parte di sedicenti acquirenti più o meno danarosi (ogni tanto arrivava la Finanza e spuntavano i ceppi) la presidente di ieri ha scritto al presidente di oggi in nome di una solidale precarietà. Non più di 10 giorni fa, con la solita levità di tocco, Emanuela Audisio aveva intervistato Pallotta negli States. Avevamo scoperto che Mr. President ama i Beatles e gli Stones e che attrarre capitali dall’e s te ro è “Un’opportunità da sfruttare” e “non è mai sbagliato”. L’hanno ascoltato. Non l’hanno avvertito. James ha cambiato idea.