GASPORT (F. CENITI / M. GALDI) - Estorsioni, minacce, frode sportiva, traffico di droga, scommesse e consenso locale. La criminalità organizzata attraverso il calcio realizza una serie di affari e si rinforza sul territorio. Non è un caso che sempre più Procure hanno inchieste aperte proprio su questo strano matrimonio. Un tour che parte da
Scommesse e consenso Il fenomeno più diffuso accade dalla Lega Pro in giù: la mafia decide di gestire direttamente la squadra del paese per ribadire il proprio dominio assoluto sul territorio e aumentare il consenso. In Calabria la Dda ha coniato il termine «pizzo morbido» per indicare i soldi estorti in nome del pallone. Il clan Pesce a Rosarno aveva il diretto controllo della formazione locale, ma si era spinta fino a Sapri (in Campania) prima di essere fermata da uninchiesta che ha decapitato il clan e messo sotto sequestro i due club.
Aiutati dalla legge Il problema è che la frode sportiva, la combine di partite, comporta una pena minima, con il patteggiamento si arriva a un massimo di tre mesi, spesso è difficile provare lassociazione per delinquere. Insomma combinare le partite e lucrare sulle scommesse ufficiali o clandestina, «costa molto meno» che il traffico di droga o il pizzo. Su questo a Napoli la Dda ha smantellato clan che operavano sia nellarea vesuviana che casertana e che gestivano anche attraverso prestanome centri regolari di scommesse. A Bari sono stati arrestati tifosi che lucravano sulle scommesse attraverso la pressioni che esercitavano anche sui calciatori della squadra pugliese. A Potenza si lavora sul riciclaggio di denaro da parte dei clan attraverso la società locale e attraverso le di match. Infine, ma non ultima, la Procura di Cremona che dietro il calcioscommesse ha evidenziato la presenza della malavita organizzata ungherese al servizio di un boss asiatico. Su questo si sta muovendo anche il Parlamento europeo (ne è relatore lonorevole Iacolino) che ha chiesto linasprimento delle sanzioni per il reato di frode sportiva.