IL ROMANISTA (V. META) -Eccedenza di emozioni. Avrà bisogno di qualche giorno, Miralem Pjanic, per riprendersi dalla settimana per cuori forti che lha visto avanzare a grandi passi nella storia. Una partita da protagonista a Kaunas per portare la sua Bosnia là dove non era mai stata, una doppietta (la prima in giallorosso) per portare la Roma ancora più in alto vincendo la partita che tutti descrivevano come il grande esame di Rudi Garcia
«Sono orgoglioso di aver portato il mio Paese al Mondiale le sue parole a Roma Channel -. E sono ancora più contento perché ho segnato la mia prima doppietta in una partita così, perché la volevamo vincere e ci siamo riusciti. Questo per me è un momento bellissimo». E pensare che fino a poche settimane fa di lui si parlava più come della prossima cessione illustre che per quello che faceva nel centrocampo migliore dItalia, più per le «beghe contrattuali» (parola di Sabatini) che per il pallonetto al Verona tanta bellezza anche lì. Quando è uscito Totti, non poteva essere Borriello a fare lo stesso gioco del Capitano, così è stato Pjanic a cercare di dare fastidio fra le linee, un po suggerendo e un po inserendosi, tanto che alla fine Inler e Behrami hanno rinunciato a prenderlo. Un gioiello su punizione, un rigore calciato alla perfezione (e per gentile concessione di Strootman), la sua firma sulla partita che consegna al campionato una Roma a tratti imbarazzante per la facilità con cui sembra giocare e al tempo stesso fortissima per lenergia che trasmette. «Mettiamo obiettivi alti, e speriamo di fare una grande stagione concede Pjanic -, ma serate come questa sono merito di tutta la squadra. Si vede da come è entrato Borriello che stiamo bene: è difficile per gli altri fare gol se ci difendiamo in undici. Tutta la squadra è importante, tutti e venticinque e si vede da inizio stagione: tutti quelli che entrano fanno bene, è quello che fa la differenza». Niente lacrime stavolta. In fondo non è ancora successo niente. Al massimo due passi nel delirio.