IL TEMPO (A. SERAFINI) - L'odore di vernice nella nuova sala stampa di Trigoria non è ancora andato via. Per l'inaugurazione Walter Sabatini non se la sente di presentarsi davanti ai microfoni armato di sigarette e posacenere. Un esercizio diffic
Mercato particolarmente difficile per lei, in primis la cessione di Lamela.
«Nessuno mi ha obbligato a venderlo, è stata una mia responsabilità. Abbiamo chiuso il mercato in maniera soddisfacente, costruendo una squadra competitiva. Le risorse tecniche e psicologiche sono da prime posizioni. Penso che la Roma possa combattere per la zona Champions League».
Cosa pensa invece di una società che vende Lamela?
«All'inizio non volevamo cederlo, ma nel tempo sono intervenuti nuovi fattori che non dipendevano da noi. Era cambiato lo scenario attorno a lui, a causa di un'offerta ragguardevole di un'altra società che non potevamo pareggiare e soprattutto non avremmo voluto pareggiare («Lo hanno voluto vendere. Non mentano più!», ha commentato la mamma dell'argentino ieri su twitter)".
Perché il 1 agosto Lamela non doveva essere venduto e invece il 20 può essere ceduto?
«Lamela è stato "aggredito" da una società italiana (il Napoli ndr), che gli ha fatto una proposta faraonica: 3,5 milioni netti per 5 anni e una grossa commissione per il padre, credo di 2 milioni. Quando è successo questo, avevamo perso il giocatore».
Due anni fa disse che la proprietà l'aveva scelta per il progetto giovani. Ha mai pensato di non essere compatibile con la nuova Roma?
«Sono entrati ragazzi esperti come De Sanctis e Maicon, giovani come Ljajic e Strootman e di età media come Gervinho e Benatia. Ci sono ancora giovani come Destro, Romagnoli e Florenzi. Non la vedo come una totale distruzione». (...)