Garcia, arriva l'ok di Pallotta

12/06/2013 alle 09:44.

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Rudi Garcia, a tavola in un ristorante di Manhattan, riceve la benedizione di James Pallotta. È il via libera per il francese che oggi diventerà il successore di Aurelio Andreazzoli. La piazza è scettica, perché convinta che ci volesse il nome ingombrante a Trigoria, ma la Roma non si fa influenzare dal v

ATTESA PER L’ANNUNCIO

La stretta di mano tra Pallotta e è ancora solo l’atto formale e privato del primo incontro, a New York, lunedì sera a cena (replicata ieri per conoscersi meglio). Nessuna foto può finire in rete: la società giallorossa conta di dare presto l’annuncio (la firma c’è, anche se non si può dire), ma deve aspettare che il francese si liberi dal Lille con un anno di anticipo sulla scadenza del contratto. Pascal Boisseaux, manager del tecnico, sta lavorando in Francia per firmare la separazione consensuale con una buonuscita (il sito dell’Equipe ieri sera titolava:
« ha voltato le spalle al Lille» e annunciava la firma per oggi). Non da un milione, come pretendeva inizialmente . Se avrà qualcosa, riceverà comunque poco rispetto a quanto si aspettava. E’ stata la Roma, accontentandolo con un biennale da 1 milione e mezzo netto a stagione (più bonus e opzione per un altra stagione), a convincerlo a mollare la presa, per non ritardare ulteriormente lo sbarco nella capitale. Con lui, a Trigoria, si presenteranno il vice Frederic Bompard e il tattico per la fase difensiva Claude . Il Lille, per ora, non intende farlo seguire dal Gregory Dupont.

LA VISITA NEGLI STATES

È la prima volta che Pallotta incontra, prima che la scelta sia ufficializzata, un allenatore. Il francese, rispetto a Luis Enrique e Zeman (Andreazzoli viveva a Trigoria, quindi già frequentava la società giallorossa), ha dovuto superare anche questo esame. Dopo gli errori in questi due anni, il presidente non lascerà campo libero al suo management. Ogni iniziativa, almeno quelle vitali, vorrà personalmente approvarla. Non vivendo a Roma, ecco spiegata la missione , accompagnato dal consigliere Mauro
, negli States. Dalla Francia, accompagnato da Frederic Massara che è il braccio
del ds, si è presentato proprio per la presentazione a Pallotta, subito soddisfatto, a quanto pare, di avere davanti il francese che lo convince per ora come uomo. Per il carattere e l’atteggiamento. Per la promozione definitiva serviranno i risultati che il consorzio Usa, rappresentato a New York dagli altri uomini della Raptor, Mark Pannes e Sean Barror, considera fondamentali per la crescita internazionale del marchio.

L’ASCESA DEL

Italo Zanzi, per il momento, riceve le deleghe di Franco Baldini. Per la proprietà Usa, è il il primo punto di riferimento a Trigoria. Pallotta vuole ulteriormente responsabilizzarlo dopo la prima stagione romana. Non è un caso che l’ad Claudio
, sempre meno coinvolto (non è da escludere che si possa dimettere pure lui), sia rimasto in Italia, dove e torneranno domani mattina ( volerà in Francia e sarà a Roma la prossima settimana). Al quarto piano di un edificio di Manhattan, alla quattordicesima west nella sede di New York della Raptor, il presidente in queste ore ha avuto più di un confronto con Zanzi per chiedere spiegazioni sull’annata fallimentare. Per approfondire le questioni più delicate, soprattutto il rapporto della società giallorossa con la gente dopo le ultime gaffe. In più Pallotta ha affrontato il discorso più urgente: il rafforzamento della squadra. Aspetto che ha coinvolto e . Il budget è da fissare (può oscillare, a seconda delle operazioni necessarie e dalle richieste principali di ), dipenderà dalle cessioni e dalla conseguente riduzione del monte ingaggi. Ma l’ingresso di un nuovo socio (se n’è parlato pure a New York) potrebbe certificare uno scenario migliore.

IL RINNOVO PER IL CAPITANO

Sul tavolo dell’ufficio di Pallotta è finito il prolungamento di contratto di , promesso dal presidente al capitano ad inizio aprile. Come Francesco, in vacanza negli States, anche Pallotta vuole iniziare la stagione senza portarsi dietro la grana di un accordo in sospeso. È segnale che il presidente intende dare alla piazza per evitare altre polemiche.