IL TEMPO (A. AUSTINI) - Un pareggio che non serve a nessuno. Il Milan rinvia all'ultima giornata l'assalto alla Champions e dovrà vincere a Siena per tenere dietro la Fiorentina, la Roma perde le ultime chance di qualificarsi in Europa League senza passare per la Coppa Italia.
Zero gol, tanti errori, due espulsioni. La serata di San Siro aiuta a capire quanto sia sceso il livello del campionato italiano. Il Milan fa una fatica enorme a imbastire gioco, la Roma mostra tutte le sue fragilità quando le basterebbe essere un pizzico più cattiva per sbranare l'avversario. Oltre ad essere una sfida all'insegna della mediocrità, la partita passerà alla storia anche per i «buu» razzisti lanciati dal migliaio di romanisti presenti che costringono l'arbitro Rocchi a fermarla.
Le motivazioni di partenza sono ben diverse ma non rispecchiano l'andamento della gara. Il Milan interessatissimo a chiudere la pratica Champions con un turno d' anticipo entra in campo senza convinzione, la Roma scoraggiata dalle vittorie nel pomeriggio di Lazio e Udinese domina senza mai trovare la porta. L'Europa, ormai, passa per il derby di Coppa Italia e la testa dei giallorossi è tutta al 26 maggio. Anche quella di Andreazzoli, che dopo aver lasciato a casa De Rossi e Balzaretti tiene in panchina gli acciaccati Torosidis e Pjanic. Ne esce un 4-2-3-1, con Marquinhos terzino destro incaricato di marcare El Shaarawy, Dodò confermato a sinistra e l'inedita coppia Perrotta-Bradley in mezzo al campo. Solo muscoli e niente tecnica per contrastare la mediana non molto diversa dei rossoneri: Ambrosini, Flamini e Muntari compongono il terzetto di Allegri. Con così poca qualità a centrocampo è normale che esca fuori una partita a strappi, in cui le due squadre cercano subito i rispettivi attaccanti senza troppe trame. Totti è il trequartista dietro un Osvaldo in versione svogliata, idem Lamela che potrebbe fare molto di più nelle praterie lasciate dal Milan spezzato a metà. Dall'altra parte Balotelli è supportato poco e male da Boateng ed El Shaarawy.
I giallorossi, anche se al piccolo trotto, hanno un impatto decisamente migliore sulla partita e costruiscono la gran parte delle occasioni. La prima arriva con un sinistro di Marquinho respinto in angolo da Abbiati. Poi è Totti a fallire la chance del vantaggio calciando male. Non fa meglio Marquinho lanciato da Lamela: il portiere del Milan lo blocca ancora. Dall'altra parte è Boateng a fallire l'1-0 a due passi dalla porta calciando addosso a Lobont. Il romeno c'è anche sulla punizione di Balotelli, poi il Milan decide di farsi male da solo. Nasce tutto da un fallo di SuperMario su Marquinho, Rocchi ammonisce lui e Muntari che protesta ma non si ferma lì e inizia a strattonare l'arbitro: arriva il «rosso» diretto. Allegri non fa cambi e arretra Boateng.
La ripresa inizia ancora all'insegna della vergogna razzista: a quel punto Rocchi ferma la partita per un paio di minuti. È la prima volta che accade durante una partita di serie A e ce la saremmo risparmiata volentieri. Le due squadre, un po' stordite, provano a continuare, con il Milan che soffre l'inferiorità numerica e la Roma che non sa infierire. Come quando Marquinho, imbeccato da Totti, scavalca Abbiati ma trova la testa di Mexes invece che quella di un compagno. Andreazzoli capisce sin troppo tardi che c'è bisogno di dare una scossa e a venti dalla fine inserisce Pjanic al posto di Perrotta per aggiungere un po' di qualità e cambia il volenteroso ma impreciso Marquinho con Florenzi. E Destro? Si scalda per tutta la ripresa ma entra solo a dieci minuti dalla fine al posto di Osvaldo. Le mosse di Allegri sono Robinho per El Shaarawy e Nocerino al posto dell'innervosito Boateng. Stavolta San Siro fischia il tecnico mentre applaude l'ingresso di Pazzini, spesso l'uomo della provvidenza.
La scossa dei cambi è tutta per la Roma che continua a spingere e si ferma sempre sul più bello. Il gol non arriva, neppure un rigore su Lamela che poteva starci, allora Totti perde le staffe e in pochi minuti si prende due cartellini: il secondo è un rosso diretto che chiude il suo campionato e rischia di fargli saltare l'inizio del prossimo. Peccato chiudere così una delle sue migliori annate, anche se gli resta il derby. A lui e a tutta la Roma che lascia San Siro con l'ennesima dote di rimpianti. La gara col Napoli servirà solo a prepararsi per il 26 maggio: il derby può salvare l'Europa e la faccia, poi sarà il caso di operare la terza rivoluzione sul mercato.