GASPORT (L. TARDELLI) Cento panchine tra i pro festeggiate regalandosi un derby da brividi. Aurelio Andreazzoli porta la Roma in finale di Coppa Italia con la Lazio completando lopera iniziata da Zeman, ancora sulla panchina giallorossa il 23 gennaio, q
Schiaffoni e scossa Al tecnico di Massa va dato atto di non avere mai perso la calma nemmeno quando lInter per oltre mezzora tra lacuto di Jonathan e il primo gol di Destro era virtualmente qualificata. La fiducia nei suoi del resto era ben riposta, visto che soltanto i miracoli di Handanovic stavano rinviando la festa. Trovato l1-1, infatti, la Roma è diventata unonda in piena. «Eppure nel primo tempo non siamo andati assolutamente bene, se non hai equilibrio ed energie non vai da nessuna parte attacca il tecnico . Un problema di approccio alla gara. Anche con il Torino abbiamo avuto bisogno del classico schiaffone. Questa squadra è composta da ragazzi bravissimi, che riescono sempre a ricomporre il gruppo. Nellintervallo ci siamo detti che dovevamo darci una scossa. Abbiamo ripreso un ordine logico nel secondo tempo. Sappiamo di avere grandi qualità».
Fiducia e 4-3-3 Che però con Zeman si vedevano soltanto a sprazzi. «Cosa ho cambiato nella testa del gruppo? prosegue Andreazzoli, che alla vigilia aveva previsto che sarebbe stata la partita di Destro . La squadra già aveva un gioco. Era solo un po sfiduciata e abbiamo dovuto ritrovare il giusto entusiasmo. Abbiamo cominciato a gioire per le vittorie. Ora abbiamo un gruppo compatto, ma ancora non siamo al meglio dal punto di vista fisico». In compenso a livello tattico sembra essere arrivata la quadratura con il 4-3-3. «Sì è così. Comunque siamo in grado di trovare anche soluzioni diverse. Preferisco avere uno schema definito e poi semmai ritoccabile. Ora sotto col Pescara. Quando mi è stato dato questo incarico, tra gli obiettivi cera quello di arrivare a giocare per un titolo nel nostro stadio. Ora dobbiamo arrivare al derby al meglio, ma non pensarci già da ora». Non sarà facile.