IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Uno è un punto fermo, anzi fermissimo della Roma. Laltro è in bilico e oggi vivrà una giornata decisiva per il suo futuro. Agli opposti delluniverso giallorosso ci sono loro, Dani Osvaldo e Maarten Stekelenburg
La Roma è decisamente meno netta. Conferma lincontro oggi o al massimo domani con Jansen, ma non esprime certezze perché lolandese, almeno nella testa di Sabatini, è un portiere importante che può tornare a riprendere il posto da titolare.
Chi non ce lha, e con Zeman non ce lha mai avuto, è Marquinho. Il brasiliano ha rifiutato il Palermo ed è a un passo dal ritorno in Brasile, destinazione Gremio, dove può andare già in settimana in prestito con diritto di riscatto. Non si muoverà Burdisso, mentre sugli esterni la Roma, preso atto che bisognerà ancora aspettare Dodò, sta valutando se prendere o meno unalternativa a Balzaretti. Da Trigoria non si muoverà Dani Osvaldo. La scorsa stagione aveva realizzato 11 gol in 26 presenze, tutte di campionato. Questanno si è già migliorato. Perché ha messo a segno gli stessi gol del 2011-2012 ma a metà della stagione. Lattaccante infatti, tra campionato e Coppa Italia (10+1) ha eguagliato lo score di un anno fa a cui, per raccontare i suoi mesi straordinari da agosto ad oggi, vanno aggiunte anche le tre reti con la maglia della Nazionale. Non solo: da quando Osvaldo veste giallorosso (agosto 2011) ha messo insieme 22 reti in 41 presenze, più di un gol ogni due partite. Una media straordinaria, bestiale, per citare un termine usato da Zeman sabato scorso a Trigoria. Si riferiva al fisico dellargentino, il boemo, ma anche la tecnica e la media gol di Osvaldo sono da top player. Non ha fatto solo tanti gol importanti il bomber che sabato compirà 27 anni, ma ne ha fatti anche di molto belli: di destro, di sinistro, di testa, dastuzia, in pallonetto e in rovesciata non si è fatto mancare niente. E non ha fatto mancare niente alla Roma nonostante un carattere che definire particolare è poco e nonostante le quattro espulsioni rimediate, tre in campionato (Atalanta e Fiorentina lanno scorso e Inter a settembre) e una in Coppa Italia (sempre contro i bergamaschi un mese fa).
Quando venne presentato a Trigoria, per rispondere a chi si interrogava su un eccessivo costo del suo cartellino disse: «Diciotto milioni per me? Sono anche pochi...». Il suo sorriso, che tanto piace dentro e fuori Trigoria, fece pensare a una battuta, ma a posteriori non cè la certezza che fosse così. Perché se è vero, ed è verissimo, che la spesa per strapparlo allEspanyol, vista anche la concorrenza dellAtletico Madrid, è stata importante è vero anche che oggi il valore dellattaccante è cresciuto grazie a una regolarità impressionante sotto porta. Regolarità che lo fa essere un punto fermo della Roma per precisa volontà dellallenatore. E non certo da oggi. Fin dai primi colloqui avuti con Sabatini e Baldini, Zeman ha sempre indicato in Osvaldo la sua punta centrale ideale. Lo aveva voluto a Lecce appena ventenne per sostituire Vucinic, lo ha ritrovato cresciuto e maturato a Roma e non ha mai - mai - avuto intenzione di privarsene.