IL TEMPO (E.MENGHI) - A metterci la faccia, nel bene o nel male, è e sarà Franco Baldini, l'uomo scelto dalla proprietà. «Credo tantissimo nella squadra e nell'allenatore, poi - dice il dg giallorosso a Sky - a fine anno si faranno i conti. Questo gruppo ha potuto lavorare in totale autonomia e sarò io a prendermi le responsabilità, se le cose andranno male. Credo e spero che a fine anno queste responsabilità saranno anche piacevoli. L'incontro con Guardiola? Siamo amici, ero a New York per lavoro, ci ho chiacchierato, ma non vuol dire che cerco sempre un allenatore».
Anche perché non è tutto nero quel che non luccica: «Il primo tempo è stato alla Zeman, abbiamo costruito tanto, quello che non è riuscito è il gol». E Destro è ancora una volta il primo imputato: «È la prima volta che si confronta con una grande piazza, forse sta sentendo la pressione. Chi parla di calcio non può non riconoscere a Mattia le qualità per diventare un campione. Io credo tantissimo in lui». Zeman avrà anche il compito di sviluppare le sue potenzialità, ma non è l'unica cosa da sistemare: «Dobbiamo riflettere: nel secondo tempo - confida Baldini a Mediaset - siamo entrati in campo rammaricati per le occasioni sprecate. Sembrava si fossero portati dentro il campo questa sorta di fatalità, ci dobbiamo lavorare».
Questa è la parola d'ordine in casa giallorossa, dove torna prepotentemente il tormentone De Rossi, rimasto in panchina perché Zeman gli ha preferito Tachtsidis in regia: «Non c'è niente da chiarire, l'allenatore nutre la nostra fiducia e può fare le sue scelte. Ha già spiegato che non c'era perché la mancanza di Pjanic gli suggeriva questo». Ma l'assenza del giocatore più pagato della rosa fa discutere: «De Rossi è straordinariamente importante, ma non credo che in una disamina tecnica vada messo in gioco quanto guadagna. De Rossi è un campione. Si dovrebbe costruire tutto intorno a lui? Sono talmente d'accordo che gli abbiamo fatto quel rinnovo».