REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - Il migliore attacco del campionato. E la peggior difesa. I numeri certificano una realtà consolidata dalla storia recente del campionato: a Trigoria si allena una Roma, all'Olimpico ne giocano due. Una, sorridente e radiosa,
Piris, Marquinhos, Castan, Dodò, Balzaretti: i nomi nuovi del reparto arretrato rivoluzionato in estate. Un mercato di settore costato - solo per i cinque nuovi difensori - circa 13 milioni e mezzo. Non pochissimo in senso assoluto, troppo poco forse rispetto alle esigenze di una squadra che aveva ceduto in un colpo solo Juan, Heinze, Kjaer, José Angel, Rosi, Cassetti, Cicinho, salvando rispetto alla scorsa stagione il solo Burdisso. Poco, soprattutto, se si pensa che 16 milioni verranno investiti, tra prestito e riscatto, per il cartellino di Mattia Destro, talento purissimo del calcio italiano, ma sin qui inutilizzato o quasi: 375 minuti divisi in sei gare, soltanto tre giocate per intero. E soprattutto ancora all'asciutto di gol. La testimonianza formale che l'investimento - senza dubbio intelligente per valori assoluti - poco si concilia con l'idea di calcio che ha in testa Zdenek Zeman. Discorso simile vale per Pjanic: un talento limpidissimo, ma che con il boemo fatica a trovare la giusta posizione in campo. E sul quale lo stesso tecnico sembra avere idee confuse, passando dall'idea che "vicino a Totti rende poco perché manca di qualità difensive", salvo poi schierarlo a pochissimi passi di distanza dal capitano, con cui inevitabilmente ha finito per pestarsi i piedi in più di un'occasione. E allora, rifiutare i 25 milioni offerti in estate dal Tottenham sembra quasi uno schiaffo alle urgenze di una squadra che dietro continua a soffrire. Soprattutto a causa di una spiccata fragilità dei singoli.