A Trigoria è l’ora della scossa

02/10/2012 alle 09:48.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI / S. ROMITA) - Ieri si sono visti a Trigoria Baldini e Sabatini per parlare a mente fredda di Juventus-Roma e, più in generale, del momento che sta attraversando la squadra. Oggi il direttore generale e quello sportivo, prima dell’allenamento del pomeriggio, incontreranno squadra e allenatore e con loro (e per loro) faranno il punto della situazione. Resa dei conti? A Trigoria non vogliono che si usi questo termine



Non solo. La squadra è chiamata a seguire l’allenatore il quale, a sua volta, verrà chiamato a fare scelte importanti, che potrebbero sembrare anche impopolari come l’esclusione di qualche big, e a risolvere alcune questioni tecniche e tattiche. Ma che vuol dire? E di chi si parla? ? ? Stekelenburg? Viene un po’ da sorridere, anche se qualcuno lo dice. Se la questione fosse in questi termini Zeman l’avrebbe già affrontata senza attendere il permesso di nessuno. Maggiore agonismo e carattere? Ma i problemi della Roma non sembrano solo di natura caratteriale. Non è solo questione di attributi. In ogni reparto c’è qualcosa che non va: giocatori fuori ruolo, non a posto fisicamente o perennemente infortunati, giocatori che (ancora) non sono pronti per essere impiegati ad altissimi livelli. Giocatori, tra l’altro, che devono imparare ad incidere e ad essere più pericolosi. Un dato di -Roma dice tutto. Indice di pericolosità delle azioni: 99.0%, Roma 39.3%.



DIFESA
È il reparto che sta messo peggio. Anche se non è colpa solo dei difensori, visto che è tutta la squadra - e questo lo diceva anche Luis Enrique l’anno scorso - che espone troppo la difesa ai pericoli avversari. I giocatori e Zeman, partita contro la a parte, sono convinti che la Roma nelle altre gare di campionato abbia subìto poco e pagato a caro prezzo i pochi errori commessi. Vero, magari. Ma è vero anche che Stekelenburg ha sulla coscienza il pareggio della Sampdoria e il gol di Pirlo, che a destra Piris è stato bocciato visto che allo Stadium gli è stato preferito un centrale adattato come Marquinhos, che al centro Burdisso ancora non è quello di una volta e che le alternative non danno sicurezza (il brasiliano e Romagnoli in due non fanno neanche l’età di ), a sinistra c’è il solo Balzaretti visto che Dodò non si è mai visto. In estate bisognava intervenire di più e non è stato fatto. A gennaio serve provvedere. E serve farlo con giocatori già pronti e non con scommesse.



CENTROCAMPO
Sulla carta, ma giusto sulla carta, quando e se tutti i giocatori staranno bene i problemi dovrebbero essere pochi. centrale, Bradley, e come intermedi che si giocano in tre due maglie. Finora non è stato possibile però provarli perché il bosniaco, lo statunitense e Daniele hanno avuto - o hanno tuttora - problemi muscolari. ha giocato a Torino e contro la Samp nel secondo tempo pur non stando benissimo e, come ha detto lui stesso, ha un passo diverso rispetto a quello di per interperare il ruolo che gli chiede Zeman. Lui si sente un centrale, deve parlare con l’allenatore e capire meglio quello che gli chiede. Ma, soprattutto, deve rimettersi a posto fisicamente prima possibile. Il regista che Zeman fa giocare al posto suo, da lui espressamente richiesto, e cioè Tachtsidis i questo momento non è pronto per avere in mano le chiavi di una squadra. Può crescere, certamente. Ma adesso, tra lentezza nei movimenti ed eccessiva pressione, non fa girare la squadra come si deve.



ATTACCO
Ci sono cinque giocatori (Tallo, il sesto, non va considerato per ora) e sono tutti forti. Ma i "ma" sono tanti. Primo: e Osvaldo sono due punte centrali e farli giocare esterni significa snaturarne le caratteristiche. L’ex Siena, in particolare, vive male il cambio di ruolo e il fatto di non sentirsi un titolare. C’è poi Lamela, che corre tanto ma corre male, non va quasi mai in profondità e ancora non ha capito come deve comportarsi una punta esterna nel gioco di Zeman. Nico Lopez è più pronto di lui? A Zeman piace, ma certezze non ce ne sono anche perché il boemo ha detto un paio di settimane fa che entrambi hanno capito poco del suo gioco. Infine, che poi fine non è ma anzi sarebbe l’inizio di tutto, c’è . Anni 36, gioca esterno - ma a modo suo - ed è l’uomo più vicino all’allenatore. E non perché lo fa giocare sempre, ma perché sa (e lo sa per esperienza) che seguire il boemo può portare soltanto benefici, specie quando si hanno 20 anni. Il fatto che interpreti il ruolo a modo suo, che torni indietro a pressare e a recuperare palla e che spazi per tutto il campo può e deve essere una risorsa. Invece adesso, in una squadra in totale anarchia tattica, è anche questo un problema