REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - Presentandola, Sabatini l'aveva definita una "rivoluzione culturale". Il passare dei mesi, sta certificando invece che quella introdotta dall'avvento di Tom DiBenedetto, sarà una rivoluzione copernicana. Destinata a rovesciare un universo che, da diciannove anni, ruotava intorno a un nome e un cognome: Francesco Totti.
RABBIA E DELUSIONE - Quando ieri sera nello spogliatoio Luis Enrique ha comunicato la formazione, il volto di Totti non ha tradito emozioni. Solo silenzio - non solo il suo - che i minuti hanno trasformato in delusione, persino in rabbia: così lo descriveva chi si è soffermato con il capitano, che però non ha voluto esprimere il proprio stato d'animo. Al posto suo e di Borriello, in campo Okaka e Caprari, non esattamente due top player: scelte dovute, trapela, alla condizione atletica (leggere mobilità) degli attaccanti più affermati, e che Luis Enrique ha rivendicato anche dopo la debacle: "Ho messo in campo la formazione che ritenevo migliore per questa partita". Possibile? Deve esserselo chiesto anche il numero dieci, letteralmente stupito. Più dalla spiegazione che dalla scelta. L'addio a Rosella, nell'ultimo giorno dello scorso campionato, aveva chiuso la parentesi più luminosa della carriera di Francesco: quella dello scudetto, della maturazione, di Mazzone, Zeman, Capello, Spalletti, del mondiale. Sembra passata una vita.
DA BALDINI A LUIS ENRIQUE - "Totti è il progetto", il giuramento con cui Sabatini aveva aperto la nuova era, il 9 giugno. Un mese dopo, invece, i primi attriti: alla riunione tra Franco Baldini e i dirigenti, partecipava anche Vito Scala, amico, preparatore e qualcosa di più per Totti. Tra le novità organizzative, la volontà che nessun giocatore avesse stanze proprie a Trigoria. Come Totti. Da parte del capitano romanista, non era allora mancata la provocazione: "Non ho mai visto nessuno della nuova proprietà, spero stiano lavorando nel verso giusto". Schermaglie, prima dell'episodio che ha alzato ben oltre la soglia d'attenzione la temperatura interna al club: "Totti deve liberarsi della sua pigrizia e di chi usa il suo nome, anche a sua insaputa", il messaggio recapitato a distanza da Baldini. Parole che hanno fatto infuriare il numero dieci. Nessuna risposta ufficiale, però, anche se la voglia in quei momenti non era mancata. Unica replica affidata alla moglie Ilary: "Totti pigro sembra un insulto". A manifestare però il gelo - non solo tra i due - il silenzio assordante del numero dieci, che ha evitato persino la prima conferenza europea. Se non altro - nonostante il nervosismo del Mestalla - il giocatore aveva sposato il progetto tecnico di Luis Enrique. Che, per consentirgli di giocare davanti, aveva defilato ai lati Bojan e Borriello. Un matrimonio ideale. Fino a ieri: l'ultima delusione nella torrida estate di Francesco.
ECCO LAMELA - "Porque no juega Totti", ieri, se lo è chiesto anche Erik Lamela. L'argentino, sbarcato nella scorsa serata a Roma, è già al lavoro per recuperare dall'infiammazione di origine traumatica alla caviglia sinistra, evidenziata dagli esami medici di oggi al Gemelli, con cui ha dovuto convivere durante il mondiale under 20 in Colombia. Escluse degenerazioni del guaio, quelle che temevano di più a Trigoria dove, già da oggi, il giocatore ha iniziato la terapia riabilitativa. E, i più ottimisti, non escludono di vederlo in campo già giovedì prossimo, contando magari sull'entusiasmo dell'attaccante che, dopo aver sofferto ieri davanti alla tv, aspetta con ansia il debutto ufficiale. La Roma lo ha inserito all'ultimo istante nella lista Uefa. Testimonianza che, più d'uno a Trigoria, punta forte su di lui. Anche per venire fuori da un momento non semplice.
OSVALDO SPINGE - Se risultati e tensioni agitano le giornate della Roma, il mercato prova a fare altrettanto. E Osvaldo, uno degli obiettivi individuati dal ds Sabatini per tamponare la sterilità offensiva dei giallorossi (due soli gol nelle ultime cinque uscite), è il protagonista di queste ore. Solo 48 ore fa l'attaccante sembrava aver chiuso con l'Atletico. Poi, i problemi sulla tracciabilità dei fondi del club della capitale spagnola e la virata dell'Espanyol, tornato a trattare con la Roma. Ferma, però, ai 13 milioni più bonus messi sul piatto dieci giorni fa. Quando l'italo-argentino ha lasciato Barcellona per volare a Roma - ma l'eventualità non è confermata - senza avvertire, il club catalano ha pensato al colpo di mano per forzare il trasferimento alla Roma. "Lasciatemi in pace una settimana. Ho da risolvere alcuni problemi personali", ha poi spiegato l'attaccante con un sms ai suoi dirigenti. Problemi, sembra, con il figlio, che vive a Roma. Mentre in Spagna aspettano di capire se multarlo, la Roma si muove. "Ha mostrato interesse a venire da noi, ma non c'è ancora accordo con l'Espanyol", ammette l'ad romanista Fenucci. Già in serata, Sabatini potrebbe volare a Barcellona per stringere.