Roma, ecco la quinta perla

14/03/2011 alle 09:14.

CORSPORT (L. FERRAJOLO) - Per Lotito passerà alla storia come il derby del laser, per i romanisti, più semplicemente, come il derby di Francesco Totti. Perchè solo uno come il capitano poteva illuminare all'improvviso un derby piatto come uno stagno, nel quale si sono tuffate le due squadre senza grandissima ispira­zione. Ma con una differenza netta, evidente: la Roma ha provato a vincerlo, la Lazio ha provato ad aspettare gli eventi, forte magari della migliore classifica.

ha fatto saltare il banco con una punizione dal limite, guada­gnata dall'immenso Pizarro. La barriera si è aperta come un melo­ne, il tiro forte ma centrale ha sor­preso Muslera, che si è opposto in modo goffo, facendosi passare il pallone quasi sotto le braccia. Una mezza papera e forse più di mezza, solo che Muslera denuncia di es­sere stato ipnotizzato non da ma da un laser che qualche imbe­cille gli ha piazzato in faccia. Che il laser ci fosse, si scopre dopo in tv, che poi gli abbia impedito di pa­rare il siluro di è da dimo­strare.

NIENTE RIMONTA - Su quel gol, co­munque, la Roma si è esaltata, questa volta niente rimonte. Anzi. Alla Lazio, invece, sono saltati i nervi, Radu ha mollato una testata a Simplicio a gioco fermo, e subito dopo, in occasione del rigore, Le­desma si è fatto cacciare per pro­teste. Su un contropiede di Taddei, con relativo cross al centro, Broc­chi e Biava hanno atterrato Sim­plicio e dal dischetto ha com­pletato il suo trionfo. Un campione che a 34 anni vince il derby quasi da solo è un prodigio della natura. Già perchè dopo il primo gol, è stato lui a far perdere la testa ai la­ziali. Si è impadronito del pallone e per guadagnare tempo ha inco­minciato a congelare la partita al­l'altezza della bandierina, guada­gnando punizioni e corner, sino a quando Radu, colto da frustrazio­ne, ha colpito Simplicio a gioco fer­mo. ha preso calci e calcioni, ha avuto questa volta il merito di non reagire. L'episodio più ripro­vevole, cinque minuti dopo l' 1- 0. All'altezza delle panchine, Matuza­lem l'ha buttato giù e poi nel saltar­lo gli ha piazzato una scarpa in fac­cia. Nè Tagliavento, nè il guardali­nee a due passi, tantomeno il quar­to uomo, se ne sono accorti e da quel momento il derby è diventato un western, nel quale la Roma, for­te del vantaggio, è rimasta più lu­cida, mentre la Lazio è diventata isterica.

CINQUE DI SEGUITO - Laser o non la­ser, ci sarà pure un motivo se la Roma con questo ne ha vinti cin­que di seguito. E magari bisogne­rà capire anche perchè Reja, così bravo nel costruire una squadra da alta classifica, i derby sinora li ha persi tutti. La Lazio ha una respon­sabilità chiara, evidente: ha rinun­ciato a fare la partita, non è stata mai aggressiva, ha preferito fidar­si della sua solida organizzazione difensiva, ha giocato con poca per­sonalità. Voleva vincere o le sareb­be andato bene anche lo 0-0? Que­sto il sospetto che ha alimentato dall'inizio alla fine. Il suo derby si condensa in un'incornata di Floc­cari, peraltro finita fuori, da ­logare come palla gol. Per Doni so­lo routine.

La Roma, pur con i suoi limiti at­tuali, ha provato a vincere dall'ini­zio. Meglio della rivale nel primo tempo, con una traversa e una pal­la gol, meglio ancora nella ripresa con i due gol e una gestione molto più generosa e attenta della parti­ta. Montella ci ha provato subito, mettendo Menez e non Taddei, ma il francesino ha deluso tutti e in­fatti quando è entrato Taddei le co­se sono andate meglio. Sulla sini­stra Vucinic ha fatto ammattire Li­chtsteiner, ma ha trovato sempre raddoppi puntuali dei laziali. si è mosso a tutto campo, con una freschezza e una vivacità viste ra­ramente in questa stagione. Poi ha piazzato i due ko, cosa che nel der­by non gli era riuscita nemmeno quando aveva vent'anni. Il vero ar­chitetto di questa Roma, che in quattro partite ha preso dieci pun­ti e ora può tentare di arrampicar­si sul quarto posto, è comunque Pi­zarro, che ha cambiato faccia alla squadra. Ha timbrato l'incrocio do­po cinque minuti, si è guadagnato la punizione che ha trasfor­mato in vantaggio, ma soprattutto ha diretto le operazioni senza but­tare mai la palla, garantendo geo­metria e armonia agli attacchi, re­cuperando palloni davanti alla di­fesa. e Pizarro, dunque. E in più, Montella, che al suo primo derby in panchina, non ha sbaglia­to una mossa: felici le sue sostitu­zioni, quanto sbagliate e confuse quelle di Reja. Anche questo con­ta, alla fine.