IL TEMPO (A. AUSTINI) - Parole, parole, soltanto parole. La Roma sta buttando via la stagione e nessuno fa nulla di concreto per salvarla. Si continua a parlare, litigare, confrontarsi ma neanche la sconfitta che sancisce laddio alla Champions - salvo miracoli in Ucraina - ha portato a una decisione, una svolta, un passo indietro di qualcuno. Aspettando lavvento degli americani,
Alle 12.30, il vice-direttore generale di Unicredit è piombato al «Bernardini» per provare a riportare un po di serenità. Si è chiuso in una stanza con la Sensi per una chiacchierata lunga e a tratti dai toni accesi, poi insieme a Rosella e gli altri dirigenti (Montali, Conti, Pradè e Tempestilli) ha parlato alla squadra nella sala riunioni dello spogliatoio. «Entro trenta giorni cederemo la società agli americani che hanno un progetto ambizioso. Voi pensate a giocare sereni, fate gruppo e non mollare la stagione. Il vostro allenatore è Ranieri, seguitelo»: questo a grandi linee il senso del discorso di Fiorentino che ha fatto anche i complimenti a Menez per il gol segnato con lo Shakhtar, ha salutato Totti e poi si è intrattenuto per altre due ore a Trigoria: un pranzo veloce al bar, poi un incontro privato con Cassetti e Perrotta, entrambi in scadenza di contratto, ai quali ha garantito il rinnovo. Non ha parlato, invece, con Mexes che continua a prendere tempo dando limpressione di essersi già accordato con il Milan.
Parole, parole, soltanto parole: di fatto la Roma resta paralizzata in attesa della nuova proprietà che non potrà mettere piede al Bernardini prima di due mesi. Sì, perché i contratti verranno firmati nel giro di pochi giorni ma tra via libera dellAntitrust e altri passaggi tecnici le azioni del club potranno passare di mano soltanto a metà-fine aprile. Insieme a DiBenedetto e i suoi quattro soci, in un primo momento resterà anche la banca e questo è stato ricordato ai giocatori ieri. Della serie: cè già una nuova proprietà che vi guarda e vi giudica. Basterà per una scossa?
Intanto Claudio Ranieri, ormai impotente spettatore del tracollo, resta al suo posto e non ha alcuna intenzioni di dimettersi. Neanche la sconfitta con lo Shakhtar gli costerà lesonero: la Roma va avanti con il tecnico di San Saba non tanto perché continui a fidarsi di lui, piuttosto per mancanza di alternative. Il cambio in panchina è la mossa della disperazione che al momento nessuno si sente di fare. Parole, parole, soltanto parole.
Alla Sensi è stato garantito ieri che il suo ruolo non cambierà prima dellarrivo della nuova proprietà, ma il suo raggio dazione è diventato praticamente nullo. Gli altri dirigenti sono appesi a un destino incerto. Compreso Montali, eppure doveva essere lui a raccogliere il testimone da qui al termine della stagione. Si naviga a vista, insomma, lasciando alla squadra un grande alibi. La situazione tecnica è sotto gli occhi di tutti. In due settimane la Roma è uscita dalla lotta scudetto scivolando allottavo posto, lattuale Champions è quasi andata e in coppa Italia cè una semifinale con lInter da superare. I segnali di una crisi che Ranieri continua a negare sono chiari.
Sul piano fisico ogni avversario sta meglio. Anche chi, come lo Shakhtar, ha disputato mercoledì la prima partita ufficiale dopo due mesi. La squadra non ha un gioco, unidentità tattica e ha smarrito quella personalità (e la fortuna) che lanno scorso le ha permesso di sfiorare lo scudetto. Adesso la prima difficoltà diventa un ostacolo insormontabile, una montagna da scalare per un gruppo con la lingua di fuori. E tanto da ridire: in pochi, pochissimi rispettano le scelte di Ranieri. Lo sfogo plateale di Borriello mercoledì sera davanti alle telecamere è solo lultimo caso di insubordinazione. Ieri è arrivato il chiarimento tardivo con lallenatore che lo aveva già «castigato» in sala stampa. Parole, soltanto parole.
E intanto Adriano se ne sta beato in Brasile a festeggiare, Pizarro si allena e non gioca, gli americani osservano da lontano e si preoccupano: un fallimento in questa stagione complicherebbe anche la prossima. La Roma ha un futuro, adesso è il caso che qualcuno le restituisca in fretta il presente. Ma non a parole.