CORSERA (M. SCONCERTI) - Le nuove intercettazioni mostrano che era vero quello che Bergamo e Pairetto, i due designatori arbitrali, hanno sempre sostenuto, che cioè parlavano con tutte le società, non solo con la Juventus. Questo è un fatto ora provato con dovizia di particolari. Ma non è questa la ragione per cui la Juve è stata condannata. La Juve fu ritenuta responsabile di una organizzazione attraverso la quale si cercava di influenzare le partite.
Ci sono poi da ricordare alcuni punti fermi. Primo, è stato John Elkann, cioè la Juve, a prendere subito le distanze dai suoi dirigenti. Secondo, la sentenza cardine dei processi, quella della serie B con penalizzazione, fu praticamente richiesta dallavvocato della Juve; ci fu cioè una specie di patteggiamento pubblico. Terzo, la Juve ha accettato per intero la giustizia sportiva rifiutando di rivolgersi al Tar. La Juve è stata cioè parte molto attiva nel formulare e accettare la propria condanna. La sentenza finale non è stato un capriccio ed è passata attraverso sei diversi organizzazioni sportive giudicanti, unenormità. Essere condannati non significa aver commesso per forza la colpa. Nel calcio basta anzi un legittimo convincimento e il sospetto diventa una prova. Vediamo dunque se verranno fuori fatti nuovi. Questi di adesso vanno bene per spargere un disonore collettivo, ma non toccano largomento di fondo, cioè lesistenza di un illecito strutturale. È brutto semmai che si prestino a riportare di attualità vecchi colloqui già discussi e chiariti tra personaggi diventati riferimenti importanti del nuovo calcio. Penso soprattutto a Collina. Non si può difendersi tutta la vita dalla stessa intercettazione, peraltro spiegata decine di volte.
Detto questo, assegnare a unaltra squadra lo scudetto tolto alla Juve, è stato un azzardo. Allora faceva parte del prezzo complessivo. La Juve rischiava la serie C, si scelse qualcosa di esemplare ma che si esaurisse in un anno. Si colpì più il passato del futuro. Ma il problema del passato è che resta. Quella degli scudetti è diventata così la vera condanna. Bisognava capire che la retrocessione significava la perdita di molti giocatori, di molte strutture, cioè un obbligo di rifondazione, non una semplice congiuntura. La Juve è ancora adesso in mezzo alle conseguenze di quel trauma. Uno scudetto non assegnato poteva bastare. Ma queste sono opinioni, cioè cose che nel calcio non esistono. Nel calcio esistono solo le verità assolute di ciascun tifoso e hanno tutte il colore della propria squadra. Non esisterà mai una verità condivisa. A questo dobbiamo rassegnarci, qualunque siano o saranno le prove del processo di Napoli.