CORSPORT (P. TORRI) - Le maniche corte pure se intorno al campo ci sono gli orsi bianchi che gridano mamma mia che freddo che fa. Le scivolate in campo senza mai tirare indietro la gamba. La corsa continua fino a uscire dal campo con la maglia che neppure in lavanderia accettano. La sfrontatezza di non avere paura di nulla, neppure di uneventuale brutta figura. Tutte caratteristiche che si possono sintetizzare in un nome, il gladiatore. Lultimo è un vichingo, il suo nome è John Arne Riise, ha un sinistro che non teme confronti, è nel cuore dei tifosi giallorossi da quando è sbarcato da queste parti, una vaga somiglianza con Popeye, un pallone al posto degli spinaci per sfidare chiunque...
Non sappiamo se avete presente dove è nato. La cittadina si chiama Alesund, nel nord della Norvegia che è già tanto a nord, il circolo polare artico è da quelle parti, il freddo una costante anche quando il calendario dice giugno. Le temperature delle nostre parti per lui sono un paradiso, ma quale maniche lunghe, dategli un pallone e il roscio non vi tradirà. Per la gioia della Curva Sud dalla quale, pure se il vichingo ha il pallone tra i piedi a cinquanta metri dalla porta avversaria, si sente quel mormorio, tira, tira che è la firma su un feeling sempre più forte e saldo tra giocatore e tifosi.
Lui sarà pure vichingo, ma questo feeling lo sente sulla pelle, anche se a Trigoria è arrivato da un altro tempio del calcio come Anfield Road, la casa del Liverpool, dove il roscio era un beniamino della Kop, la Sud che ora acclama Alberto Aquilani. Lo sente al punto che non ci pensa minimamente ad andare da qualche altra parte, anche se il suo contratto andrà in scadenza il trenta giugno 2011, «perché a Roma sto benissimo e voglio rimanere qui almeno altre tre-quattro anni con lobiettivo di vincere qualche cosa con questa maglia» .
Del resto a Roma ci sta alla grande. Allinizio ha faticato un po con la lingua, ma poi è stata una discesa. Aiutato in questo anche dal team manager della Roma, Salvatore Scaglia, nato a Oslo, papà diplomatico italiano, mamma norvegese, che soprattutto nei primi tempi gli ha fatto da Cicerone in campo e fuori. Ha scelto di vivere vicino a Trigoria, zona Torrino, dove peraltro vivono moltissimi dei suoi compagni di squadra. Ha preso in affitto la casa lasciata da Alessandro Mancini quando partì per Appiano Gentile anche se ieri si è trasferito a Milanello. Con lui vivono la compagna Maria e la figlia di pochi mesi, Emma che ovviamente è lamore di papà.
Il vichingo, soprattutto da quando gli è nata la figlia, fa una vita piuttosto riservata. Si concede qualche cena al ristorante, qualche puntata con la compagna in discoteca, lArt Cafè e il Babel le preferite, poi molta vita famigliare anche per un gladiatore come lui. E un appassionato di cinema, a casa spesso parte il dvd. La visione di film la alterna navigando su Internet, attraverso il quale si tiene aggiornato sul suo paese dove ormai è una celebrità, come ovviamente lo è della comunità norvegese a Roma, circa trecento connazionali, che ogni volta che organizzano incontri, a partire dallambasciatore, vogliono Riise come ospite speciale.
Non è calciocentrico, anzi. In casa ha messo un tavolo di ping pong dove pare sia imbattibile, ama moltissimo il basket, a Trigoria spesso, in palestra, organizza partitelle tre contro tre e tutti vorrebbero giocare con lui, da De Rossi a Vucinic, da Pizarro (Pizarro che va a canestro deve essere unimmagine straordinaria) a Mexes, da Totti a Cassetti.
E questo il mondo dellultimo gladiatore giallorosso, di un giocatore che ha sempre preferito far parlare i fatti piuttosto che le chiacchiere. E forse è stata questa la chiave per entrare subito nel cuore della tifoseria giallorossa. Che non potrà mai dimenticare quella capocciata vincente a Torino, vittoria sulla Juventus, grazie al vichingogladiatore.
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Nela: Sì, Roma ama i giocatori generosi
Terzino. Piede sinistro naturale. Tiro da Thunderbolt. Un carattere granitico. E lidentikit di John Arne Riise, ma potrebbe tranquillamente essere anche quello di Sebino Nela, un pezzo di storia della Roma, un altro giocatore che con la sua corsa, i suoi cross, i suoi tiri potentissimi ha incantato la Sud e tutto lOlimpico.
Sebino Nela, John Arne Riise continua una tradizione di giocatori di grande carattere che hanno fatto innamorare di sé i tifosi della Roma.
«Sì, Roma è così. Roma si innamora. Oggi ancora di più, perché nel calcio dei milionari vedere un giocatore come Riise che non molla mai, che gioca con generosità, che dimostra attaccamento alla maglia che indossa, esalta ancora di più i tifosi».
Eppure allinizio ha incontrato non poche difficoltà.
« Credo gli abbia giovato il fatto che, con linfortunio di Tonetto, è diventato un titolare inamovibile. Il suo rendimento è cresciuto aiutato anche da quello di tutta la squadra. Io ricordo sempre il caso di Colombo nel Milan di Sacchi. Quando un singolo si trova in un contesto di una squadra che gira al massimo anche lui rende al massimo».
Quali sono le qualità più importanti che riconosce a Riise?
«Caratterialmente è un uomo del Nord, ha molta testa e mi sembra un grande professionista. Poi in campo ha le qualità del combattente. Non per niente ha fatto così bene in Inghilterra. Credo abbia assorbito molto la cultura sportiva del calcio inglese e ora la sta mettendo a disposizione della Roma ».
Terzino, piede sinistro naturale, tiro potente. Le viene in mente nessuno?
«Il paragone non si può fare e tanto meno posso essere io a farlo. Di sicuro a volte vorrei vedere Riise più cattivo dal punto di vista agonistico. Sulla palla entra sempre con molta decisione, ma non ricordo di averlo mai visto arrabbiarsi con un avversario. Ha una calma in campo che gli invidio, ma deve essere proprio il suo carattere ».
Come si diventa giocatori così amati dal pubblico e così temuti dagli avversari?
« Sono doti naturali. Io ad esempio sono arrivato a Roma che avevo già quelle caratteristiche: grandi doti di corsa, fisicità, agonismo. Quando sono arrivato a Roma avevo sempre giocato da stopper e non sapevo neanche che Liedholm mi volesse impiegare da terzino. Quello in cui sono migliorato è la tecnica e sono migliorato grazie al Barone, che mi ha perfezionato sul sinistro e mi ha insegnato a giocare anche con il destro».
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GRAZIANI & C., IL CUORE IN CAMPO
ROMA Nella storia della Roma sono tanti i giocatori che si sono fatti stimare per le loro caratteristiche di combattenti. A partire da Giacomo Losi, lombardo di Soncino, divenuto, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, Core de Roma e vera bandiera per tutti gli appassionati giallorossi. Bastarono due stagioni invece a Romeo Benetti per farsi apprezzare nonostante uneta non giovanissima. Francesco Graziani fu protagonista nella Roma di Liedholm e la sua generosità in campo, oltre ai suoi gol, fu un elemento importante per i successi della squadra del tecnico svedese. Negli anni Novanta fu poi il momento di Enrico Annoni, difensore dai piedi non eccelsi, ma sempre in prima linea quando cera da lottare. Il suo soprannome Tarzan esprime in pieno lo spirito con il quale entrava in campo. Infine Damiano Tommasi, giocatore amatissimo per la sua serietà, per il suo non risparmiarsi mai e per la sua correttezza.
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E tra i migliori con Evra e Cole (A. Maglie)
Merce rara, il terzino sinistro, specie protetta al pari del castoro o del toporagno nano. Si cercano sul mercato e spesso non si trovano. La Roma ha fatto tredici al totocalcio, con John Arne Riise. Alla Juventus è andato, invece, male il nostalgico tentativo di riprodurre in chiave torinese la magìa della notte mondiale berlinese con lingaggio di Grosso. LInter si arrangia anche perché ha giocatori di qualità anche se non interpreti specifici del ruolo come Chivu e giovani promesse come Santon.
Il Napoli ha fatto rientrare dallInghilterra lex udinese Andrea Dossena. Il Palermo ha rivitalizzato Balzaretti.
Il Milan può sempre contare su Zambrotta o sul giovane e arrembante Antonini. La realtà è che allorizzonte non si riesce a intravedere il nuovo Paolo Maldini. Certo, il milanista è stato del ruolo un interprete fuori dallordinario e, pertanto, pensare a un clone è impossibile. Ciò non toglie che le società cerchino. E sperino perché nessuno può fare a meno della profondità sulle corsie esterne.
Congiuntura nazionale e internazionale piuttosto bassa. Fatta eccezione per i Soliti Noti. Tre in particolare, due francesi (nel ruolo, Raymond Domenech, ct del- la Francia, è forse lunico che non ha problemi). Eric Abidal è uno dei punti di forza del Barcellona (che in più come carta di riserva ha lex interista Maxwell). Affidabile, continuo nel rendimento. Unisce qualità tecniche e grande forza fisica e una straordinaria fluidità di corsa. Al Barcellona non ha concorrenza. Al contrario, ce lha in nazionale dove è obbligato a fare i conti con Patrick Evra, esterno del Manchester United. Uno che solo a evocarlo fa nascere rimpianti tra i dirigenti del calcio italiano. Perché, come è noto, lui è passato dalle nostre parti ma nessuno lo ha considerato adeguato per il nostro campionato. Nessuno, insomma, si è accorto di lui. Per la felicità di Ferguson che gli ha consegnato una maglia da titolare, e che maglia. Rispetto ad Abidal, forse è meno bello e completo ciò non toglie che farebbe la felicità di qualsiasi squadra con il problema della fascia sinistra.
Sempre in Premier gioca un altro splendido interprete del ruolo: Ashley Cole. Lo volle al Chelsea lattuale allenatore dellInter, Josè Mourinho. Un corteggiamento così serrato e pubblico da attirare le ire di Arsene Wenger, tecnico dellArsenal, società allepoca titolare del cartellino. Alla fine, con un anno di ritardo, Cole è arrivato al Chelsea e nessuno dei tecnici che sono venuti dopo Mourinho lo ha messo in discussione, Ancelotti compreso. Né lo mette in discussione Fabio Capello che gli ha consegnato le chiavi della fascia sinistra della nazionale inglese. Al contrario di Philip Lahm che con il suo ct, il tedesco Loew, non sempre intrattiene rapporti serenissimi. Lahm è stato spesso al centro delle attenzioni dei club italiani. Nato a destra (non è mancino), è passato a sinistra integrandosi perfettamente.
Dietro di loro alcuni giovani che promettono di conquistare prossimamente il centro del palcoscenico. Nel gruppo cè, ad esempio, il laziale Kolarov ( Ballardini permettendo), non a caso al centro delle attenzioni dellInter. Marcelo del Real Madrid non ha ancora espresso tutto quel che prometteva. Sostanzialmente scomparso Juri Zhirkov, poco utilizzato dal Chelsea. Ex ala, il russo è stato trasformato in terzino: andava bene nel campionato del suo paese, non altrettanto nella Premier. In molti scommettono sul gallese del Tottenham, Gareth Bale. Andrè Santos, brasiliano del Fenerbahce, avrebbe letà giusta ( poco meno di ventisette anni) per essere «verificato » in uno dei quattro grandi campionati.