Roma-Brasile: c’eravamo tanto amati

16/11/2009 alle 09:15.

CORSPORT (P. TORRI) - C’eravamo tanti amati. Ci sembra il titolo perfetto per fotografare il momento di Brasile e brasiliani nella Capitale. Che, pure, da sempre è stata una città che ha avuto un feeling particolare con i giocatori che provengono dal Paese dove il calcio può vantare cinque titoli mondiali. Negli ultimi mesi si è parlato molto di sbrasilianizzare la Roma, troppi i brasiliani presenti nello spogliatoio di Trigoria al punto da formare un clan che poteva avere conseguenze negli equilibri dello spogliatoio. Ma più che questo, il problema ci sembra sia stato il rendimento dei sette vestiti di giallorosso. Sette, oltretutto, che per una buona metà sono i giocatori che possono vantare, Totti e De Rossi a parte, gli stipendi più alti, una colpa che diventa tale soprattutto quando le prestazioni sono all’altezza dell’ingaggio che gli viene garantito dalla società...

Anche gli infortuni, che di fatto hanno coinvolto tutti, hanno contribuito a questo disamore da parte della Roma giallorossa nei confronti dei brasiliani.

Le ultime vicende di Juan e Doni, sono lì a testimoniare di una crisi di rapporti che rischia, a fine stagione, di vederne molti di questi sette fare le valigie e salutare senza rimpianti. Ci sono oltre sei mesi di stagione per scoprire se il Brasile tornerà di moda da queste parti.

Artur

Da titolare ha fallito Verso l’addio a giugno

Ha cominciato da titolare, ora è il quar­to nella lista dei portieri giallorossi. Non ha convinto nelle partite giocate nel finale della passata stagione e all’inizio di questa, dando spazio a tutti quelli, e non sono pochi, che non hanno ancora ca­pito come mai la società nel mercato esti­vo non sia intervenuta per acquistare un ( a parte). In attesa di Do­ni, Spalletti lo aveva scelto ma Artur non è riuscito mai a dare sicurezza al reparto difensivo pagando probabilmente anche una certa desuetudine a giocare e avvalo­rando la tesi di tutti quelli che non sono mai riusciti a darsi una spiegazione del­l’arrivo di Artur e Loria in cambio di me­tà dei cartellini di Galloppa e Curci. Ora è praticamente impossibile che possa avere una nuova chance e per questa ra­gione è più che prevedibile che nella fine­stra di mercato di gennaio per lui si cer­cherà una squadra in grado di dargli un po’ di spazio, cosa peraltro che non sem­bra facilissima. In caso contrario, i salu­ti ci saranno a fine stagione quando gli scadrà il contratto.

Baptista

In giallorosso è riserva eppure resta in Nazionale

La bestia non sembra più tale. Anzi, è un gio­catore finito sul banco degli imputati per un rendimento che non fa scopa con il suo in­gaggio, roba da quasi 3 milioni netti a stagio­ne. Eppure quando fu acquistato, fu salutato con entusiasmo da quasi tutto l’ambiente ro­manista. Dopo una prima stagione tra luci (derby, Bordeaux, Sampdoria, Torino) e om­bre (soprattutto , andata e ritorno), ci si aspettava che in questa stagione l’ex Real facesse quel salto di qualità che potesse ga­rantire alla Roma fisico, gol, giocate. Non è stato così. Complici anche alcuni problemi fi­sici (ginocchio soprattutto) che ne hanno limi­tato la preparazione non consentendogli di giocare con quella continuità che è necessaria per arrivare al top della condizione fisica. E per un giocatore come Baptista stare al me­glio è fondamentale per poter sfruttare le sue qualità. Ora, con Ranieri che sembra aver scelto definitivamente il quattro-quattro-due e considerando il brasiliano un attaccante, Baptista è la quarta scelta per il reparto offen­sivo dopo , Vucinic e Menez. Eppure Dunga continua a convocarlo lasciando a ca­sa, per esempio, Pato. Dov’è l’errore?

Cicinho

Ha pagato gli infortuni Può andar via a gennaio

Quando è sbarcato a Roma, all’aeroporto di Fiumicino si presentarono in centi­naia per dargli il benvenuto, roba che non succedeva dai tempi di un certo Paulo Ro­berto Falcao. Un’accoglienza che non ha trovato riscontro poi nel calcio giocato. Pri­ma le difficoltà di adattamento al nostro calcio, poi un nuovo stop per un grave in­fortunio al ginocchio () che lo ha costretto a fermarsi proprio nel momento in cui sembrava essere entrato definitivamente nei meccanismi della squadra giallorossa. Il nuovo intervento al ginocchio lo ha bloccato per oltre sei mesi, solo da poche settimane è tornato a essere disponibile, ma la sua voglia di ritrovare la migliore condizione fisica deve fare i conti con l’impossibilità o quasi di una continui­tà di partite che Ranieri in questo momen­to non può proprio garantirgli consideran­do che nel ruolo di esterno basso può contare anche su Motta e Cassetti. Può es­sere uno di quei giocatori che già nel mer­ di gennaio potrebbe fare le valigie, sempre che si trovi un club che si accolli un ingaggio che non è da seconda scelta.

Doni

In rotta con l’ambiente Cerca la fiducia perduta

Tra i brasiliani giallorossi, in questo mo­mento è l’imputato numero uno, ancora di più di Juan perché il è comun­que partito per rispondere alla convocazio­ne per il Brasile. E prima di partire, non aveva preso per niente bene l’esclusione dalla lista dei convocati per la trasferta di Milano contro l’Inter, una scelta fatta da Ranieri perché ha considerato Doni non re­cuperato fisicamente, mentre il è convinto che sia stata una scelta tecnica. Il tutto ha voluto dire che adesso Doni non sembra più l’indiscusso titolare tra i pali e alle prese con problemi ambientali che non saranno di facile soluzione. Al suo ritorno a Trigoria, per lui ci sarà da riconquistare una credibilità perduta, soprattutto una sua voglia di Roma rimessa in discussione no­nostante nella passata stagione per sei me­si sia andato in campo con un buco nella cartilagine di un ginocchio che gli ha crea­to un mare di problemi le cui conseguenze sta pagando tuttora. Non è detto, a questo punto, che il suo futuro sia ancora nella Ro­ma ed è uno di quei giocatori che a giugno potranno finire sul mercato.

Juan

Sotto accusa la fragilità mostrata in giallorosso

Basta ricordare quello che è accaduto ne­gli ultimi giorni, per capire come in que­sto momento Juan tutto sia meno che nelle grazie di gran parte della tifoseria giallo­rossa. Colpevole di stare male, avendo ga­rantito, da quando è sbarcato a Trigoria, poco più del cinquanta per cento delle pre­senze nelle partite ufficiali. E colpevole, se­condo molti, di aver pensato più al Brasile che alla Roma, cosa tra l’altro che proprio in queste settimane è stata confutata dai fatti con Juan al fianco del club giallorosso nel faccia a faccia con la federazione bra­siliana. Certo, il problema degli infortuni è sotto gli occhi di tutti. Certo, lo stipendio che il difensore prende è da top player. Certo ci si deve aspettare di più da un gio­catore che ha qualità decisamente sopra la media. Ma certo è pure che un giocatore come Juan, la Roma deve augurarsi di ri­trovarlo con maggiore continuità. Ma al di là di qualsiasi altra considerazione, ora toc­cherà al giocatore cercare di riconquistare una piazza che oggi, se si facesse un son­daggio, voterebbe compatta per la sua ces­sione.

Julio Sergio

L’unica nota positiva nella colonia verdeoro



E’ l’eccezione che conferma la regola. Cioè l’unico brasiliano giallorosso che in questo momento sia legittimato al sorri­so. Da miglior terzo del mondo co­me lo aveva definito Spalletti, a titolare, con merito peraltro vista la sua buonissima prova a San Siro contro l’Inter ( su tutto, una grande parata su Milito). Ha saputo at­tendere con grande pazienza il suo turno, quando ha avuto la sua chance è riuscito, sin qui, a sfruttarla nel miglior modo pos­sibile. E’ un altro dei non pochi giocatori della rosa giallorossa che è in scadenza di contratto, ma oggi tutto fa ritenere che po­trà rimanere ancora a Trigoria come del resto ha dichiarato lui stesso augurandosi di « rimanere sino al termine della carriera in maglia giallorossa, sto vivendo il mo­mento migliore della mia storia professio­nale » . E’ molto probabile che alla ripresa del campionato, contro il Bari, all’Olimpi­co, Ranieri continui a puntare su di lui nel­la convinzione che in questo momento sia l’opzione migliore per un ruolo che nelle ultime due stagioni alla Roma ha dato più amarezze che gioie.

Taddei

In flessione costante Anche lui rischia il taglio

Dove è finito il Taddei a tutto campo, centrocampista, attaccante e pure di­fensore? E’ stato per due-tre stagioni uno degli elementi chiave della Roma di Spal­letti, uno di quei giocatori che garantivano corsa, quantità e quando serviva pure qua­lità, ma da un paio di stagioni, complici una serie di infortuni, il vero Taddei è ri­masto un ricordo. Sta faticando anche in questa stagione, pur non facendo mai man­care una dedizione alla causa che va co­munque sottolineata e apprezzata. Non è detto, dopo cinque stagioni, arrivato a pa­rametro zero dal Siena, che il suo futuro sia ancora da romanista. E’ uno di quei gio­catori che il prossimo trenta giugno andrà in scadenza di contratto, al momento non si è ancora parlato del suo prolungamento. Tanto è vero che si stanno infittendo le vo­ci di altre società che sarebbero pronte a prenderlo a parametro zero, a partire dal­la di Cesare Prandelli. Tocche­rà a Taddei, da qui alla fine della stagione, provare a convincere la società e la piazza romanista che sarà ancora il caso di pun­tare su di lui.