LR24 (AUGUSTO CIARDI) - La speranza è che Fonseca sia molto arrabbiato. Perché la Roma doveva qualificarsi e si è qualificata, ma ha gettato nel secchio della spazzatura la grande chance di arrivare prima.
Non soltanto per una questione di sorteggio, Fonseca non deve essere arrabbiato, con se stesso e coi suoi ragazzi, perché ha perso la chance di evitare, da primo del girone, le inglesi più blasonate, storicamente indigeste. Ma perché in Europa la Roma nella sua storia ha sempre contato pochissimo e costruito ancora meno, e per forgiare il blasone, aumentare il rispetto degli altri nei tuoi confronti, fare crescere la consapevolezza internazionale di te stesso, è necessario partire dalle fondamenta. Affrontando certe partire con uno spirito completamente diverso da quello mostrato sia all'andata sia al ritorno con un avversario di una modesta acclarata.
Annullato l'effetto Collum. Che alla terza giornata aveva impedito di affrontare il girone di ritorno con serenità. Annullato, perché se con il Wolfsberger già eliminato, in casa, fai semplicemente il tuo dovere, vincendo, può capitarti di vedere piovere dal cielo un aggiornamento insperato da Monchengladbach, e puoi incassare una volta tanto un risarcimento dal dio del pallone.
Ma con un atteggiamento di sufficienza, che in Europa non puoi permetterti neanche al primo turno di Europa League, ti puoi qualificare, ok, ma nel processo di crescita fai un passo indietro. Tolto il lampo accecante nella stagione della cavalcata in Champions League, la Roma nelle coppe continua da anni a collezionare errori. Perdonabili nella massima competizione europea, imperdonabili in Europa League e in Coppa Italia. Perché la sensazione di superficialità mentale è sempre dietro l’angolo. Pessimo trend. Che in campo ci siano o ci siano stati Fazio e Under, Nainggolan e Strootman, e in panchina Garcia, Spalletti, Di Francesco e Fonseca. La Roma ci ricasca.
In Europa League negli ultimi anni abbiamo visto squadre nobili come Manchester United, Chelsea e Atletico Madrid sfoggiare l'umiltà di chi non seleziona le partite in cui dare il massimo. La Roma invece continua a camminare nel solco della peggiore abitudine italiana, quella di considerare come un fastidio l’impegno del giovedì sera o quello invernale di Coppa Italia. Non è un caso che le italiane collezionino figuracce da venti anni e mezzo, non è un caso che l'ultima Coppa Uefa portata a casa è stata vinta dal Parma nel 1999. E allora la Lazio sprinter in Serie A va a casa facendo la metà dei punti di chi si qualifica arrivando seconda, e il Milan patteggia con l'Uefa fregandosene di giocare l'Europa League.
E la Roma getta nel secchio della spazzatura una buona opportunità legata al sorteggio, e una grande possibilità di crescere di livello in Europa. Niente di più sbagliato. Facciamoci caso. Il giudizio della Roma americana è condizionato nel bene e nel male dalle coppe. I più critici rinfacciano la mancanza di trofei, con chiaro riferimento al più raggiungibile, la Coppa Italia. Chi vede invece il bicchiere mezzo pieno, non manca mai di ricordare la semifinale di Champions League.
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