IL TEMPO (A. AUSTINI) - Una banda di ragazzini scatenati guidati da Totti. La Roma c'è e avvisa tutto il campionato nel primo big match di una stagione che può regalare emozioni. Netto e meritato il successo dei giallorossi per 3-1 a San Siro sull'Inter, una prova di carattere sul campo più difficile, pergiunta in una serata in
La Roma, invece, cresce rispetto all'esordio casalingo con il Catania. Sul sintetico misto a erba naturale si sfidano due squadre nuove, in costruzione: sei gli acquisti dell'ultimo mercato mandati in campo dalla Roma, quattro quelli dell'Inter. Il boemo deve tenere fuori Pjanic e schierare per necessità un esordiente, Tachtsidis che fa (bene) il centrale costringendo De Rossi a defilarsi sul centrodestra, e uno con 22 minuti di serie A alle spalle, Florenzi. Ma al romano basta un altro quarto d'ora tra i «grandi» per firmare la prima rete su cross perfetto di Totti che corona il dominio romanista dell'avvio. La strategia di «Strama» è chiara: lanci per Milito che deve sorprendere la linea difensiva alta guidata dall'ex Burdisso. Ma la trappola del fuorigioco salta solo una volta (subito dopo il vantaggio giallorosso) e Stekelenburg c'è. L'altra arma dei padroni di casa è Cassano che va spesso a cercare l'impaurito Piris: e infatti sempre da lì nascono i pericoli maggiori, vedi il gol del pareggio. Una «tacchettata» di Guarin mette fuori causa De Rossi e il centrocampo di Zeman diventa un esperimento totale con l'ingresso di Marquinho a sinistra.
L'Inter prende coraggio e l'inerzia della partita cambia totalmente. I giallorossi si impauriscono e il fortino crolla anche per sfortuna quando l'ossigeno dell'intervallo è quasi arrivato: il tiro di Cassano deviato da Burdisso diventa un pallonetto beffardo per Stekelenburg. E' il primo gol da ex del barese beccato dai romanisti presenti nel settore ospiti (a proposito: i cori durante il minuto di silenzio si potevano evitare...), ma di suo c'è ben poco. La ripresa inizia come il primo tempo, cioè con la Roma avanti a testa alta. Osvaldo fa cilecca due volte, Stramaccioni si gioca la carta Palacio per lo sfinito Cassano.
L'equilibrio lo spezza però un contropiede zemaniano eseguito alla perfezione. Scambio stretto tra i centrocampisti, Totti vede il movimento di Osvaldo e gli dà un pallone con scritto sopra «segna»: l'italo argentino scavalca Castellazzi e per la prima volta in carriera castiga l'Inter. La Roma potrebbe chiuderla subito ma stavolta Florenzi si perde sul più bello. La partita resta viva, Stramaccioni butta dentro pure Coutinho per riprenderla, ma la difesa giallorossa ritrova un grande Burdisso e scopre l'affidabilità di Castan. Si infortuna anche Balzaretti, Taddei va dentro poi tocca a Lamela per Destro, da rivedere nel ruolo di esterno, ma l'approccio è quello giusto. L'assist vincente parte ancora dal piede di Osvaldo e Marquinho si inventa la giocata da game-set-match. Ci pensa l'imbarazzante Bergonzi a sporcare la festa romanista con un'espulsione assurda di Osvaldo per doppio giallo. Ma il protagonismo dell'arbitro non cancella una serata magica. La Roma è viva. E fa paura.