La Roma si batte da sola

27/10/2011 alle 10:19.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Non è bastato il cuore, non è bastata la generosità, non sono bastati neppure quattro attaccanti: come 8 mesi fa la Roma esce sconfitta dal Genoa a Marassi. Ma stavolta, che finisce 2-1, rispetto a quando il 4-3 in rimonta sancì l’addio di Ranieri, c’è tanto (tutto) di diverso: c’è una società – p

A patto però di non commettere più i tanti, tantissimi errori in mostra ieri quando, soprattutto nel primo tempo, la Roma sbaglia l’impossibile. Le due squadre si affrontano a viso aperto, tanti duelli a centrocampo, i giallorossi fanno la partita: davanti a José Angel e Perrotta si aprono praterie ma raramente i giallorossi si fanni pericolosi. E Luis Enrique, in panchina, si imbestialisce. Quando Perrotta, invece che verticalizzare, appoggia il pallone per Pizarro lo spagnolo diventa una furia: salta, impreca, si mette le mani in testa e parla ininterrottamente con la panchina. Poi chiama a sé Lamela e gli dà indicazioni, qualche secondo dopo l’argentino batte una punizione sulla trequarti ma il pallone attraversa tutta l’area e si perde sul fondo. Ancora dai piedi del numero 8 parte, al minuto 22, l’azione più pericolosa: conquista una palla a centrocampo, apre per Bojan che a sua volta apre per . L’ex Chelsea tira da posizione defilata ma il pallone esce alla destra di Frey. La Roma spinge senza sosta: Pizarro passa a Perrotta, cross per Gago che da posizione ravvicinata vede il suo colpo di testa respinto dal del . La squadra di Malesani si affida al contropiede, ma Heinze e Burdisso fanno buona guardia lasciando solo una volta a Merkel la possibilità di tirare dal limite dell’area. Al minuto 38’ primo – e decisivo – errore dell’ex centrale del Marsiglia che prima si avventura in un dribbling su Palacio poi, con l’attaccante del ancora nei paraggi, perde palla sulla sinistra. Il numero 8 del è un fulmine, va sul fondo e mette passa indietro a che dal limite dell’area batte Stekelenburg.

Marassi esplode e diventa una bolgia. Il primo tempo termina con che, nell’insolita veste di , tenta di recuperare un pallone impossibile e in quella corsa c’è tutta la voglia della Roma di recuperare il risultato. fischia, DiBenedetto scuote la testa e abbandona la tribuna autorità con tutti i dirigenti giallorossi, solo resta qualche secondo in più e fuma una sigaretta assorto in chissà quali pensieri. Si torna in campo e il copione è lo stesso dei primi 45 minuti: la Roma corre e gioca, il aspetta e riparte. Al 13’ escono Lamela e Pizarro ed entrano Osvaldo e Greco, un minuto prima l’argentino aveva colpito di testa su cross di Bojan ma Frey anche in questo caso era stato bravo a respingere. Luis Enrique prova a dare ancora una scossa e cambia ancora: dentro Borriello, fuori Perrotta. Quattro le punte in campo, Bojan trequartista, , Borriello e Osvaldo davanti. Luis Enrique è indomabile: quando Heinze sbaglia l’ennesimo appoggio prende a calci una bottiglietta, sembra quasi entrare in campo e viene ripreso dal quarto uomo che lo invita a restare nell’area tecnica. Al minuto 36 il pareggio: Borriello ci crede, recupera un pallone sulla sinistra, mette in mezzo per che in corsa batte Frey. La Roma prova a vincere, ci mette il cuore ma non basta perché al 44’ Kukca fa 2-1: Merkel colpisce di testa su angolo di Veloso, il pallone sbatte addosso al numero 33 del che, non si sa come, segna. Fine.