IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Non è bastato il cuore, non è bastata la generosità, non sono bastati neppure quattro attaccanti: come 8 mesi fa la Roma esce sconfitta dal Genoa a Marassi. Ma stavolta, che finisce 2-1, rispetto a quando il 4-3 in rimonta sancì laddio di Ranieri, cè tanto (tutto) di diverso: cè una società p
A patto però di non commettere più i tanti, tantissimi errori messi in mostra ieri quando, soprattutto nel primo tempo, la Roma sbaglia limpossibile. Le due squadre si affrontano a viso aperto, tanti duelli a centrocampo, i giallorossi fanno la partita: davanti a José Angel e Perrotta si aprono praterie ma raramente i giallorossi si fanni pericolosi. E Luis Enrique, in panchina, si imbestialisce. Quando Perrotta, invece che verticalizzare, appoggia il pallone per Pizarro lo spagnolo diventa una furia: salta, impreca, si mette le mani in testa e parla ininterrottamente con la panchina. Poi chiama a sé Lamela e gli dà indicazioni, qualche secondo dopo largentino batte una punizione sulla trequarti ma il pallone attraversa tutta larea e si perde sul fondo. Ancora dai piedi del numero 8 parte, al minuto 22, lazione più pericolosa: conquista una palla a centrocampo, apre per Bojan che a sua volta apre per Borini. Lex Chelsea tira da posizione defilata ma il pallone esce alla destra di Frey. La Roma spinge senza sosta: Pizarro passa a Perrotta, cross per Gago che da posizione ravvicinata vede il suo colpo di testa respinto dal portiere del Genoa. La squadra di Malesani si affida al contropiede, ma Heinze e Burdisso fanno buona guardia lasciando solo una volta a Merkel la possibilità di tirare dal limite dellarea. Al minuto 38 primo e decisivo errore dellex centrale del Marsiglia che prima si avventura in un dribbling su Palacio poi, con lattaccante del Genoa ancora nei paraggi, perde palla sulla sinistra. Il numero 8 del Genoa è un fulmine, va sul fondo e mette passa indietro a Jankovic che dal limite dellarea batte Stekelenburg.
Marassi esplode e diventa una bolgia. Il primo tempo termina con De Rossi che, nellinsolita veste di terzino destro, tenta di recuperare un pallone impossibile e in quella corsa cè tutta la voglia della Roma di recuperare il risultato. Gervasoni fischia, DiBenedetto scuote la testa e abbandona la tribuna autorità con tutti i dirigenti giallorossi, solo Sabatini resta qualche secondo in più e fuma una sigaretta assorto in chissà quali pensieri. Si torna in campo e il copione è lo stesso dei primi 45 minuti: la Roma corre e gioca, il Genoa aspetta e riparte. Al 13 escono Lamela e Pizarro ed entrano Osvaldo e Greco, un minuto prima largentino aveva colpito di testa su cross di Bojan ma Frey anche in questo caso era stato bravo a respingere. Luis Enrique prova a dare ancora una scossa e cambia ancora: dentro Borriello, fuori Perrotta. Quattro le punte in campo, Bojan trequartista, Borini, Borriello e Osvaldo davanti. Luis Enrique è indomabile: quando Heinze sbaglia lennesimo appoggio prende a calci una bottiglietta, sembra quasi entrare in campo e viene ripreso dal quarto uomo che lo invita a restare nellarea tecnica. Al minuto 36 il pareggio: Borriello ci crede, recupera un pallone sulla sinistra, mette in mezzo per Borini che in corsa batte Frey. La Roma prova a vincere, ci mette il cuore ma non basta perché al 44 Kukca fa 2-1: Merkel colpisce di testa su angolo di Veloso, il pallone sbatte addosso al numero 33 del Genoa che, non si sa come, segna. Fine.