Zeman l'equilibrista

04/12/2012 alle 08:33.

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - I tre successi di fila della Roma, serie nata dopo la sconfitta nel derby, danno di nuovo forza all’idea di calcio di Zeman. Non a lui personalmente che ha creduto nel suo lavoro, difendendolo con passione anche quando i risultati, fino alla gara persa contro la Lazio l’11 novembre, certificavano la crisi

 
Zdenek è e sarà, sempre e comunque, al centro del dibattito. Si discuterà ancora a lungo sul suo sistema di gioco. Per tanti o forse per tutti non è più lo storico . Anche perché non è più l’esterno di 15 anni fa. Oggi è calciatore universale. Che non ha compiti specifici. Ma il boemo, appena può, contesta tutto questo. «E’ sempre lo stesso e fa l’attaccante. Guardate i tiri in porta, uno che lo fa per cinquanta volte come volete chiamarlo?». Il capitano ha già ha contato 51 conclusioni: nessuno in A ha fatto meglio. «Con me si diverte. Poi tutti sono sostituibili». Zeman, però, lo ha sempre fatto partire titolare: 14 gare su 14.
 
Il ruolo di crea la discussione. Che il boemo proprio non capisce. Anche perché il principio di Zeman è chiaro: a cambiare è stata la Roma e non lui. Cosa messa in preventivo, con tanti giocatori nuovi e, cosa da non sottovalutare, con tanti stranieri di lingua diversa. «Ci vuole tempo per conoscersi» aveva ripetuto. Prendete la linea difensiva. Ora c’è quella titolare con Piris, Marquinhos, e Balzaretti: cinque partite con loro quattro titolari e cinque successi. Tre volte il reparto non ha incassato reti, negli altri due incontri ne ha subiti un totale di tre. Eppure Piris spinge tantissimo e anche Balzaretti sta crescendo. A proposito di Marquinhos, sta lavorando per fargli saltare la preconvocazione della Seleçao e quindi per averlo nelle gare contro il Chievo e il Milan.
 
«Bisogna adattarsi alle capacità di ogni giocatore». Per renderli compatibili con il suo che «si può fare anche con giocatori diversi, a seconda dell’organico che uno ha a disposizione». Cambiando il regista: Tachtsidis, Bradley o . Giocando con tre centravanti, con , Osvaldo e , come è successo a San Siro contro l’Inter e all’Adriatico contro il (chiudendo poi solo con il capitano davanti). O con una prima punta, , più e , come ha fatto al Franchi contro il Siena. Senza snaturare il suo sistema di gioco e dando ampia libertà di movimento agli interpreti. Nella ripresa va al tiro da destra, a dargli la palla è che è al centro e in quell’azione sta a sinistra, come quando segna la rete del 3 a 1.
Poco importa se la Roma è zemaniana o no, se sbocciano i giovani come Marquinhos, e o rinasce la vecchia guardia, da a Perrotta. Perché, per Zdenek, i risultati sono sempre la conseguenza del gioco. Che a sentire il boemo non è mai mancato, a parte le trasferte di Torino e . Le occasioni da rete fanno il giudizio. Da Siena, però, per sua ammissione, la Roma risponde fisicamente. E se non ha sbandamenti nel primo tempo, come contro la , quando le gambe girano a pieno regime (per una gara intera), nella ripresa le sue squadre diventano spietate. Presto anche con l’imbarazzo della scelta: c’è ottimismo per il recupero di Stekelenburg e Lamela. Che si aggiungono a che torna a disposizione.