LAROMA24.IT (Gabriele Conflitti) – Giurisprudenza. La scienza del Diritto, guarda caso creato proprio dai romani e contro di essi applicato a distanza di oltre duemila anni con una precisione quasi strategica. Il bisturi della giustizia sportiva ancora una volta utilizza la Roma come cavia da laboratorio per mettere in atto provvedimenti mai presi prima nei confronti di altre realtà. La squalifica di Strootman è soltanto l’ultimo episodio in ordine cronologico di una serie di sfortunate coincidenze e cavilli legali per cui i giallorossi hanno pagato a caro prezzo l’esistenza di norme e regole a cui mai si era ricorso.
Stagione 2013/2014, la Roma del primo Rudi Garcia viaggia ad una velocità di crociera impressionante e finirà al secondo posto dietro soltanto ad una Juventus da record in grado di totalizzare 102 punti. Tra i protagonisti di quell’annata che riportò la Roma in Champions League ci fu anche Mattia Destro, autore di 13 reti. Le ultime tre in quella stagione l’attaccante ascolano le rifilò al Cagliari nella prima vittoria al Sant’Elia della Roma nel nuovo millennio: in quell’occasione l’allora numero 22 giallorosso fu squalificato per quattro giornate a causa di un pugno rifilato a Davide Astori nel corso di un contrasto di gioco. La squalifica però non arrivò dopo un’espulsione, bensì dopo l’intervento della prova tv. Si ritenne dunque che “il gesto compiuto dal calciatore romanista integri inequivocabilmente gli estremi della condotta violenta. Per giustificare tale decisione si fece leva sulla “volontarietà del gesto, l’energia impressa al movimento del braccio, la delicatezza della zona colpita ed iconcreti effetti del colpo inferto”. Ne conseguì dunque l’ammissibilità della “prova televisiva” e la sanzionabilità di tale “condotta violenta non vista dall’Arbitro”, che costarono a Destro quattro giornate lontano dai campi: tre per il gesto più una per la diffida (dato che in quel frangente fu comunque ammonito). A poco servì il ricorso della società di Trigoria, che fu privata del suo attaccante fino a fine stagione. Per Destro arrivò anche l’esclusione dalla lista dei convocati di Prandelli per il mondiale brasiliano, con l’attaccane ascolano caduto brutalmente sotto i colpi del 'codice etico'...
A distanza di pochi mesi i destini di Roma e tribunali sportivi si incrociano di nuovo. Siamo a Genova, in una trasferta delicata dalla quale la squadra giallorossa uscirà con i tre punti grazie alla girata al volo di Radja Nainggolan su assist di Maicon. A fine partita, complice una rete giustamente annullata al Genoa, gli animi si scaldarono non poco. Diego Perotti, a quei tempi tra le file rossoblù, scalciò il terzino romanista Josè Holebas, che uscì dal campo subissato da fischi e lancio di oggetti da parte del pubblico genoano. A quella pioggia di insulti il greco rispose con “un gesto provocatorio ed insultante” (leggi dito medio, ndr) che gli costò la squalifica per una giornata effettiva di gara. In quella stessa occasione fu sanzionato per due giornate anche il tecnico Rudi Garcia. Ad inchiodare l’allenatore francese fu la seguente testimonianza del coordinatore degli stewards di Marassi: “al termine della gara mentre insieme ai miei collaboratori tiravo fuori il tunnel di protezione dell’ingresso spogliatoi, venivo aggredito dal tecnico della Roma Rudi Garcia il quale strattonandomi provava atirarmi uno schiaffo verso il viso, che schivavo senza essere colpito. Subito dopo il sig. Garcia veniva allontanato da persone li presenti. Contemporaneamente un signore con addosso la tuta della Roma a me ignoto strattonava me ed un mio collaboratore, attingendoci anche con uno sputo che colpiva me stesso all’altezza del viso”. Successive indagini scagionarono sia Garcia che Holebas, con la Procura Federale che sospesa la pena dell’allenatore e accolse il ricorso della Roma sulla squalifica del terzino greco.
Una data che difficilmente i tifosi giallorossi ricorderanno. Pari punti dopo 5 giornate, Juventus e Roma si sfidano a Torino per il primato. I bianconeri passano in vantaggio con un rigore dubbio segnato da Tevez, ma la forza della squadra di Garcia permette ai giallorossi di ribaltare il risultato. Sul finire del primo tempo, un'altra decisione dubbia in area di rigore manda le due squadre a riposo sul 2-2. La partita alla fine viene decisa da un gol di Bonucci molto contestato, dato che sulla traiettoria del pallone la posizione di offside di Vidal influisce sull'intervento di Skorupski, tranne che per la terna arbitrale, che convalida la rete. In quel caso l'applicazione del regolamento (cambiato qualche mese prima proprio per evitare casi del genere) fu quantomeno 'ballerina' e costò alla Roma ben più dei tre punti.
Se volessimo catalogare con un genere letterario il rapporto fra tifosi della Roma e le Istituzioni, non sarebbe certo l'idillio la scelta più azzeccata. Negli ultimi anni l'asprezza usata da Osservatorio e Questura nei confronti del tifo romanista ha portato quest'ultimo a forme di protesta estreme e che come risultato immediato hanno avuto uno stadio praticamente vuoto, col benestare di rappresentanti istituzionali che esultano di fronte al calo degli episodi 'caldi' nei weekend calcistici. Il famoso deserto chiamato pace.
Le prime schermaglie tra le due parti arrivarono nel dicembre 2013, in seguito ad un Milan-Roma terminato 2-2. 'Rossoneri carabinieri'. Fu questo il coro a finire sul banco degli imputati e sul tavolo del giudice sportivo, che con una svista abbastanza clamorosa confuse la goliardia col razzismo. L'orecchio poco allenato degli uomini della Questura presenti a San Siro trasformò quel 'carabinieri' in 'squadra di neri'. L'interpretazione erronea portò alla squalifica e alla chiusura per un turno di entrambe le curve dell'Olimpico, a quel tempo ancora frequentate da un elevato numero di tifosi, da parte del giudice Tosel, che in quella stagione falcidiò le curve di mezza Serie A in nome della lotta alla 'discriminazione territoriale'. La sanzione fu poi revocata grazie al ricorso della società romanista, vinto grazie ad un video che scagionava i suoi tifosi dalle presunte accuse di razzismo.
Ecco il momento dello sgambetto di @CataldiDanilo a @ToniRuediger #derby #asroma #lazioroma pic.twitter.com/Yi7MPpD7BH
— laroma24.it (@LAROMA24) 7 dicembre 2016
Un nuovo entusiasmante capitolo del libro “As Roma in tribunale”, questa volta ai danni di Kevin Strootman. Anche qui la squalifica non è derivata dall’intervento diretto del direttore di gara, bensì dall’analisi delle immagini tv da parte del Giudice Sportivo. All’olandese sono stati comminati due turni lontano dal campo non, come erroneamente fatto circolare da qualcuno, per lo schizzo d’acqua verso Cataldi bensì per l’ ‘evidente simulazione’ in seguito ‘allo strattonamento della maglietta da parte del calciatore Cataldi’. Così come per Destro, anche Strootman è stato ammonito dall’arbitro in seguito all’episodio, ma la Giustizia Sportiva ha ritenuto necessario intervenire col pugno di ferro per punire un atteggiamento ritenuto anti-sportivo. Tramite il dg Baldissoni la Roma ha già dichiarato che farà ricorso per far togliere la squalifica al numero 6; nel frattempo qualcuno, fra calzini e cinture, è ancora in attesa di giudizio.