Nel segno di Vucinic, l'attaccante dal gol di platino

27/09/2010 alle 05:33.

LAROMA24.IT - Che il montenegrino amasse le serate di gala lo si era capito. Bastava guardare il suo curriculum e subito sarebbero venute alla mente le esultanze ripetute contro Milan, Lazio, Juventus (unica squadra ad aver trafitto solo con la maglia del Lecce) sui campi italiani, ma prede gustose le ha cacciate anche nella selvaggina europea, come Manchester, Chelsea, Real Madrid solo per nominare le vittime più

Poi, minuto 75, Ranieri decide di far partecipare al banchetto di Roma-Inter anche il montenegrino: fuori addirittura il capotavola , dentro il signor Vucinic. Sembra spaesato, il Mirko abulico e snervante dei giorni peggiori, ma ci si dimentica che il numero 9 giallorosso ama le serate importanti, quelle in cui la tavola è bandita e ad assistervi sono accorsi decine di migliaia di tifosi. Infatti, 16 minuti dopo il suo ingresso, l’anarchico Vucinic decide di sparecchiare la tavola candida dello 0-0 per prendersi la scena: torsione di testa in tuffo e palla nell’angolo lontano per l’1-0. E via a ruggire sotto la Sud, tacchettate ai cartelloni, come a dire: vi piace così? Piace, eccome se piace.

Quando il gol pesa - Primo gol stagionale per l’attaccante giallorosso ed è subito una rete di platino, di quelle che valgono gioco-partita-incontro. Nulla di nuovo, il quasi 27enne ha solo riallacciato le fila di una trama già seguita nello scorso campionato quando le sue reti si tradussero in 20 punti portati alla causa giallorossa. Un apporto essenziale, senza il quale la Roma, virtualmente, avrebbe chiuso a 60 punti, zona Europa League, invece dell’80 con annesso brivido scudetto che fu.

Quando il gol conta – Ma Vucinic Mirko va oltre, unisce l’utile dei 20 punti scaturiti dai suoi piedi, al dilettevole di essere l’uomo copertina dei match che contano, spesso usando la testa. Nelle sfide di cartello, quando il talento è sottoposto ad interrogazione senza possibilità d’appello, quando al campione si chiede di esserci e di inclinare la sfida verso di sé, il balcanico c’è. Messa in archivio la girata spacca-partita con cui ha trafitto Julio Cesar, ecco che riemergono dallo scorso anno le due meraviglie con cui schiantò la Lazio nel derby di ritorno lo scorso anno, oppure un altro colpo di testa vincente a San Siro, sempre contro l’Inter, che valse il momentaneo 0-1 giallorosso, o ancora il vantaggio contro l’Atalanta nella sfida che trasportò la Roma in vetta alla classifica, e infine il con cui fece sperare l’intero popolo romanista all’ultima giornata, prima che l’Inter sbloccasse il match di Siena.

Riavvolgendo ulteriormente il nastro, anche l’ultima stagione alle dipendenze di Spalletti è feconda di conigli estratti dal cilindro negli appuntamenti importanti. Su tutti Roma-Chelsea 3-1, capolavoro romanista firmato Vucinic. Quella sera di novembre proprio una doppietta dell’ex Lecce suggellò l’impresa giallorossa. Prima degli inglesi, toccò ancora all’Inter in Supercoppa, ancora con un colpo di testa portò i suoi ai supplementari prima che il trofeo finisse tra le mani di Mourinho ai rigori. Poi fu il turno del Milan, al quale rifilò una doppietta, il secondo sempre con un colpo di testa in tuffo carico di effetto. Un anno prima, la stessa storia. Si divertì a polverizzare i rossoneri all’andata (0-1, di nuovo colpo di testa su assist di Cicinho) e al ritorno (2-1, con rasoterra vincente targato Montenegro). Nella compilation 2007-08 entrano di diritto anche il gol nel derby vinto per 3-2, ma soprattutto l’ennesimo colpo di testa d’oro, quello con cui la Roma espugnò Madrid all’ultimo secondo nel ritorno degli ottavi di . Dulcis (per un'ora) in fundo, la rete contro il Catania all'ultima di campionato che fece sognare i tifosi giallorossi per 60 minuti prima di essere risvegliati dalla doppietta di Ibrahimovic che diede lo scudetto all'Inter.

La tradizione ha inizio proprio nel suo anno di debutto nella capitale, nel quale, seppur falcidiato dagli infortuni, Vucinic siglò il gol vittoria contro il Manchester all’andata, prima del naufragio nel ritorno. Da quella sera d’illusoria gloria fino alla zuccata del sabato sera passano 1270 giorni, nel frattempo 51 volte ha esultato, altrettante ha entusiasmato, oltre ad aver coniato la sua legge: qualora vogliate imbandire un banchetto, ancor più se prestigioso, assicuratevi che nella lista dei commensali non figuri l’anarchico montenegrino, potrebbe sparecchiare e prendersi la scena.

 

 

Mirko Bussi