LAROMA24.IT Progetto. Rivoluzione. Calcio arrogante. Prima associativo, ora più proiettato verso la porta avversaria. Solo alcuni dei manifesti più volte ribaditi a Trigoria dallinizio della scorsa stagione, quando i principi erano già chiari: mai sottomessi. Dalle sale stampa al campo, però, il corridoio è lungo. E i concetti possono perdersi.
Superato il terzo derby della nuova gestione romanista, si sfalda il muro emotivo di protagonisti e tifosi, ma anche quello concettuale che aveva ispirato il viaggio. Perché nellultima sfida lundici giallorosso si spaventa, si ritrae, arretra, fino a precipitare nel burrone alle spalle. Le scorte di arroganza al nono minuto sono già esaurite: Lamela sbuca di testa da un calcio dangolo, senza lamato fioretto, ma a mani nude e appoggiate su Lulic per prendersi quel pallone che conta. E 0-1. Sarà unillusione. Un gol che sembra un'autorete: la Roma si smarrisce, trema e al buio, si sa, tutte le paure si amplificano. Il cortocircuito, prima che le luci di parte dell'Olimpico, spegne gli animi giallorossi, che uno a uno si allentano, lasciando il centro del ring alla Lazio. Alla fine, il dato sulla supremazia territoriale, che circoscrive la percentuale di possesso palla (quindi di predominio) nella metà campo laziale è imbarazzante: 6 minuti e 47 secondi, mai la Roma aveva totalizzato un risultato così basso in stagione.
Colpa della pioggia? A Parma, dove le precipitazioni furono molto più abbondanti, la Roma perse sempre 3-2 ma totalizzò 10 e 46 di presenza nel territorio avversario. Una magra consolazione, indubbiamente, ma che almeno lasciava intatto il caposaldo dellattacco, di quella che fino allanno scorso era la proposta. Anche con la Juventus la Roma fece meglio in materia (9 32 il dato), mentre il record stagionale è riferito alla sfida con il Genoa, quando Totti e compagni presero possesso dei 50 metri liguri per quasi il triplo del tempo rispetto al derby: 17 minuti e 12 secondi. Al contrario dei genoani, la squadra di Petkovic si collocava più alta, anche per naturale conseguenza dell'abbassamento dei giallorossi, che sembravano ormai aver rinunciato a ribattere, condannati all'ineluttabile: subire un gol. E invece che prevenire l'emergenza, magari proponendosi in avanti per cercare di allungare il distacco nel risultato, od opporvisi, la Roma si è rintanata disordinatamente in preghiera di fronte alla propria area.
Se questa è ferocia, a Pescara, dove nell1-6 contro la Juventus hanno comunque fatturato 8 e 59 di supremazia territoriale, vanno tenuti legati.
MB