LAROMA24.IT Trigoria e Cinecittà. Da una parte un centro sportivo, dallaltra gli studi cinematografici. E come nelle produzioni più attese, ricche di effetti speciali, anche costosi, a riempire le caselle dei destinatari per le lamentale, sono i registi. Per questo, del cast del Fulvio Bernardini, a pagare per i fiaschi delle prime uscite, è stato proprio Daniele De Rossi. Ventinovenne con aspirazioni da regista, non condivise dal tecnico Zeman, il quale ha favoreggiato, in estate, lingaggio di Panagiotis Tachtsidis: curriculum ancora da scrivere, ma in grado di ricoprire il ruolo, almeno secondo il tecnico romanista.
Ripassata velocemente la parte, De Rossi mette in scena la personale interpretazione del ruolo. Caratteristica peculiare dei grandi attori, così come dei grandi giocatori, al cospetto degli schemi iniziali. Inserimenti, pressing alto, ripiegamenti difensivi e, nel tempo libero, aiuto-regista. Così De Rossi si è rimpossessato del centrocampo romanista, lasciando a Tachtsidis la zona centrale, come da prescrizione boema, mantenendosi sul centro-destra, dove assecondava sia i dettami tattici, sia la propria predilezione al comando delle operazioni. Ne è uscita una prestazione da leader del settore, strappando la palma di miglior regista di giornata, grazie ai suoi 78 passaggi riusciti, due lunghezze sopra al pilota dellAtalanta, Luca Cigarini, fermo a 76. Quattro posizioni più sotto compare proprio il greco ex Verona, con 67 appoggi corretti, preceduto anche da Francesco Totti (73).
E a differenza dei primatisti della classifica generale, guidata, neanche a dirlo, da Andrea Pirlo con 467 passaggi riusciti finora, il romanista ha dovuto e saputo miscelare le proprie attitudini alle necessità collettive. Andando, per esempio, a lanciarsi negli spazi, come accade nelloccasione del gol del 2-2, quando De Rossi è posizionato quasi sulla linea di fondo, prima di smaterializzarsi e permettere il cross a Piris, poi scaraventato in rete da Osvaldo. Altre volte, invece, il centrocampista azzurro è andato a raccogliere il pallone dai difensori per organizzare la manovra romanista. Perché, in fondo, il 4-3-3 non è una prigione come sembra, basta saperlo interpretare.
Mirko Bussi