LAROMA24.IT – Il campionato non è ancora finito, i giochi per il vertice si. La Roma ha conquistato da due settimane il secondo posto e la qualificazione diretta in Champions League: la bruciante sconfitta a Catania dei giallorossi ha permesso alla Juventus di vincere matematicamente lo Scudetto, portandosi a +11 con 2 giornate al termine. Tutto ciò non è però sufficiente a esautorare Roma-Juventus, penultima giornata della Serie A 2013/14.
SCINTILLE - Tra i mille significati di Roma-Juventus resta una rivalità storica da onorare e una supremazia nazionale da ribaltare in previsione del prossimo anno. Nelle ultime giornate sono divampate anche le scintille tra i due allenatori, Rudi Garcia e Antonio Conte: i precedenti elogi e complimenti reciproci sono stati sostituiti da insinuazioni e stoccate. Inizia il francese, uno che di peli sulla lingua non ne ha mai avuti, alla vigilia della sfida tra bianconeri e il Sassuolo: ” Nelle ultime giornate abbiamo visto giocare contro la Juve squadre che lottavano per la salvezza e che poi sul campo non hanno fatto niente”. Replica Conte: “Il calcio italiano non aveva bisogno di uno come Garcia per stimolare le avversarie della Juve. Le sue sono state dichiarazioni provinciali, da bar”. Intervistato al ‘Premio Prisco’ l’ex Lille non depone l’ascia: “Conte mi sembra un po' nervoso”. Quando il primo posto si fa illusione, arrivano le lodi agli avversari. Tranne uno: “Complimenti alla Juve, grande società e grandi giocatori”.
CONFRONTO - In molti hanno paragonato il primo anno di Garcia nella capitale all’esordio di Conte da allenatore sulla panchina della Juventus. Entrambi raccoglievano detriti e macerie della stagione precedente: il primo ha preso il posto che era stato di Zeman prima e Andreazzoli poi, al termine di un campionato più che deludente (6° posto) culminato con la sconfitta nel derby di Coppa Italia; la Juventus che si preparava ad affrontare la stagione 2011/12 veniva da un 7° posto con Luigi Del Neri in panchina. Il primo merito dei due è stato quindi quello di aver dato entusiasmo all’ambiente: arrivato da semisconosciuto Garcia si è scontrato subito con la rabbia dei tifosi: “Chi contesta è della Lazio”, le pesanti parole a Riscone che non lasciavano presagire nulla di buono. E’ andata meglio a Conte: ex bandiera bianconera ai tempi di Lippi prima e Ancelotti poi, il salentino è stato subito di visto di buon occhio, sebbene il fantasma dell’esperienza con Ferrara spaventasse non poco società e ambiente. Il finale, però, è diverso: campione d’Italia lo Juventino, grazie alla rimonta ai danni del Milan, mentre il tecnico di Nemours si accontenterà del secondo posto.
IN CAMPO - A livello tattico poco accomuna il 4-3-3 di Garcia e il 3-5-2 di Conte. Ma è la stessa l’ampiezza del gioco sulle fasce: nell’11 giallorosso è affidata principalmente a Gervinho e Maicon , che cercano di continuo il fraseggio con gli interni in mediana e con Totti, mentre nella Juventus è delegata a Lichtsteiner e Asamoah, assistmen per i colpi di Tevez e le zuccate di Llorente. Il centrocampo è forse il reparto sul quale i due allenatori hanno basato le loro fortune: De Rossi e Pirlo perni centrali, con il romanista più di contenimento e lo juventino più dedito alla costruzione (e ai calci piazzati, altro asso della manica di Conte), ai loro lati ruotano centrocampisti moderni e polivalenti, da Nainggolan a Pogba, passando per Vidal, Marchisio, Pjanic e l’infortunato Strootman. Il bilancio degli incontri tra Garcia e Conte è in perfetta parità: 1 vittoria a testa, con la Juventus vittoriosa in campionato (3-0 lo scorso 5 gennaio) e la Roma in Coppa Italia (1-0 griffato Gervinho). Domenica, più per l’onore che per la classifica, c’è la “bella”.